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 2016  marzo 03 Giovedì calendario

Massoni & renziani. Stefano Bisi, capo del Grande Oriente d’Italia, debutta sull’Unità

C’è un antico “luogo” di carta dove la mutazione genetica del Pd renziano è visibile a occhio nudo, anche attraverso un cappuccio laico della massoneria. Quel “luogo” è la gloriosa Unità fondata da Antonio Gramsci che ieri in prima pagina, in basso a destra, ha ospitato la firma di Stefano Bisi, successore toscano di Gustavo Raffi alla guida del Grande Oriente d’Italia.
Bisi scrive un lungo articolo intitolato “Ventitremila fratelli perbene”. Ovviamente la fratellanza cui fa riferimento è quella che si riunisce “in maniera riservata”, riservata come sinonimo di segreta, per i suoi rituali con maglietto, grembiuli e guanti bianchi. Umanesimo ed esoterismo, e beneficenza, questa la massoneria del Goi secondo il Gran Maestro. In più Bisi ribadisce la richiesta di ritornare in possesso di almeno 120 metri quadrati di Palazzo Giustiniani, oggi di proprietà del Senato ma un tempo del Goi. L’edificio venne espropriato dal regime fascista e passò infine allo Stato repubblicano. Oggi il Grande Oriente è la maggiore obbedienza massonica italiana (l’altra è quella che fece la scissione da Palazzo Giustiniani per andare in Piazza del Gesù) e fu da lì che originò lo scandalo della P2. Anche per questo Bisi ha varato un’imponente operazione di marketing. Dopo un epistolario con il cardinale Ravasi sul Sole 24 Ore, adesso è sdoganato dall’Unità, sconfessando di fatto l’epiteto di Maria Elena Boschi ai grillini: “Massone lo dici a tua a sorella”. Senza dimenticare il caso tra Boschi padre e il faccendiere Carboni (intimo di Gelli, che vendette al Goi l’attuale sede del Vascello, sul Gianicolo a Roma).
Con l’esordio di Bisi, continua l’effetto straniante delle firme dell’Unità renziana: dai confindustriali Auci e Romano al nuclearista Testa, dalla compagna di Bondi, Manuela Repetti, a Cicchitto, dal Rondolino di ritorno al Gran Maestro. Attendiamo fiduciosi il prossimo.