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 2016  marzo 03 Giovedì calendario

Ancora problemi per Facebook. Sotto indagine in Germania

L’Ufficio federale anti-cartelli tedesco ha aperto un’indagine su Facebook per sospetto abuso di posizione dominante sul mercato in violazione della legislazione a tutela della protezione dei dati, l’ultima di una serie di sfide poste alle politiche sulla privacy del social network. L’Authority a tutela della concorrenza ha informato che il gigante del web guidato da Mark Zuckerberg starebbe abusando della propria posizione di mercato per costringere gli utenti a dare il proprio benestare alla raccolta di «una vasta quantità di dati personali provenienti da diverse fonti».
I termini e le condizioni di servizio sull’uso dei dati degli utenti del social network impongono agli stessi di fornire il consenso allo sfruttamento dei dati a scopo pubblicitario, da unire a un atteggiamento non sempre trasparente nei confronti del pubblico.
«È necessario chiarire se i consumatori siano sufficientemente informati circa la natura e l’entità della raccolta dati», ha spiegato Andreas Mundt, presidente dell’Ufficio tedesco, che sta lavorando a stretto contatto con Commissione europea, gruppi di tutela dei consumatori e altre autorità garanti della concorrenza europee. Sul tema, il portavoce di Facebook ha dichiarato: «Siamo certi di essere conformi alla legge e non vediamo l’ora di collaborare con il Bundeskartellamt per rispondere alle relative domande».
Non è insolito che le autorità garanti della concorrenza vogliano verificare se i player dominanti di settore non danneggino i consumatori, nonostante la loro attività non comporti un pagamento per la fornitura del servizio stesso.
Tuttavia, tale procedimento è degno di nota perché si fonda sulla crescente tendenza, in particolare in Europa, a collegare controversie in materia di diritto della concorrenza e della privacy online.
Gli attivisti per la privacy sostengono che una manciata di aziende, Facebook compresa, stia sfruttando la propria onnipresenza per accumulare dati su centinaia di milioni di individui, calpestando le leggi sulla privacy e soffocando la concorrenza nel mercato della pubblicità online. Vertici e legali delle grandi società tech degli Stati Uniti rispondono che il collegamento tra concorrenza e privacy è fuorviante. Pertanto, a loro avviso, le informazioni personali sarebbero libere e qualsiasi azienda avrebbe il diritto di raccoglierle; se i consumatori sono in disaccordo con le modalità di utilizzo dei dati, sono liberi di passare ai servizi della concorrenza. Inoltre, menzionano la fiorente concorrenza tra applicazioni di messaggistica come controprova dell’inconsistenza della stessa posizione dominante di cui beneficerebbero.
La questione si protrae almeno dal 2007, quando le autorità statunitensi hanno valutato – e approvato – l’acquisto di DoubleClick da parte di Google, ma ha assunto un’urgenza particolare in Europa, dove i garanti di Francia e Germania lo scorso anno avevano annunciato che avrebbero esaminato attentamente le prassi in materia. In gennaio il Commissario europeo per la concorrenza, Margrethe Vestager, aveva fatto sapere che avrebbe attentamente passato al vaglio il caso, mentre lo scorso mese il Commissario europeo per l’economia e la società digitale, Günther Oettinger, aveva espresso la necessità di nuovi strumenti normativi. «Se solo poche entità hanno il controllo dei dati necessari a elaborare strategie per soddisfare i clienti e ridurre i costi, questo metterebbe nelle loro mani il potere per buttare fuori dal mercato la concorrenza», aveva puntualizzato Vestager a gennaio.
Inoltre, l’accertamento promosso dall’ente tedesco giunge proprio mentre Facebook sta già fronteggiando un’ondata di altre indagini, ed eventuali sanzioni, in cinque Paesi europei per la gestione dei dati personali. A seguito delle imposizioni di Belgio e Germania, lo scorso mese anche l’Authority francese ha minacciato di sanzionare il social se non appronterà modifiche al sistema di gestione dei dati degli utenti. Per di più in Germania il colosso di Menlo Park ha dovuto fare i conti con una serie di altre sfide. Dopo che un tribunale ha giudicato illegale una clausola, nelle ultime settimane Facebook ha introdotto condizioni generali sulla privacy ad hoc per gli utenti tedeschi e ha dovuto pagare 100 mila euro di multa per non avere apportato tali modifiche entro i termini previsti. In aggiunta, un mese fa la Corte federale tedesca di giustizia ha stabilito che la funzione Trova Amici è illegale, definendola una forma intrusiva di pubblicità.
traduzione di Giorgia Crespi
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