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 2016  marzo 03 Giovedì calendario

«Affittansi utero, anche a coppie gay». Una madre con due figli si offre per poter pagare il mutuo

«Offro il mio utero in affitto, anche a coppie gay, così riesco a pagare le rate del mutuo». Sembra una gag, invece è la realtà di quest’epoca “surrogata”. Protagonista una donna di 37 anni di Scicli, in provincia di Ragusa. Che per l’appunto non potendo più pagare le rate di un mutuo, e dunque per paura di perdere la casa di proprietà, si dice disposta a portare un figlio in grembo per nove mesi, per poi consegnarlo alla nascita alla coppia che l’avrà “commissionato”. In pratica, un estremo tentativo per non sprofondare nell’abisso dell’indigenza. Approfittando della nuova frontiera dei figli su ordinazione. Come dire: efffetto Vendola.
FAMIGLIA AGRICOLA
Una storia – come si dice – “emblematica”, ma che non è così fantascientifico immaginare possa diventare non così eccezionale: da un lato, la disperazione di una donna e della sua famiglia provocata dalla mancanza di soldi, e dall’altra il sogno di ricchi e facoltosi “clienti” che, pur di soddisfare egoisticamente i propri desideri genitoriali, potrebbero essere disposti a sborsare somme alte. Il tutto, manco a dirlo, senza alcun riguardo ai diritti del bambino, di cui pare che a nessuno importi più di tanto.
Tornando alla vicenda di Ragusa: lei è una lavoratrice nel settore delle serre, sposata con un piccolo imprenditore agricolo. La crisi, si sa, si fa sentire, e non sapendo più a chi affidarsi per salvare la propria abitazione dal pignoramento, di comune accordo col marito ha deciso di mettere a disposizione il proprio utero. La coppia, come riportano diversi giornali locali, ha due figli di dieci e tredici anni, e tempo fa, per ristrutturare casa, ha contratto un mutuo di 30 mila euro con una banca della zona. Per un anno e mezzo, sia pure con difficoltà, è riuscita a pagare le rate, ma poi la situazione economica si è fatta drammatica: la crisi del settore agricolo, che in Sicilia ha messo in ginocchio molti imprenditori, si è rivelata di molto più forte dei modesti redditi. E così, il rischio che la casa di famiglia venga venduta all’asta è adesso diventato concreto. Peraltro, come riferiscono da giorni i dati regionali, a febbraio in provincia di Ragusa i prezzi dell’ortofrutta sono letteralmente crollati, e questo non ha fatto che acuire le difficoltà della categoria.
La vicenda è stata resa nota nelle scorse ore da Mariano Ferro, leader del “Movimento dei Forconi”, che da tempo ha dato vita ad azioni di protesta proprio contro i pignoramenti che starebbero colpendo diverse famiglie del Ragusano. Che non si tratti di una provocazione politica o di una boutade lo chiarisce lo stesso movimento in una nota, nella quale, pur definendosi in disaccordo con la decisione della coppia, si dice disponibile ad aiutare i due coniugi: «Non siamo d’accordo con questa richiesta – affermano, – ma comprendiamo la disperazione che è poi quella di tanti, ci riproveremo a farle cambiare idea, ma siamo convinti che lo farà».
Top secret il nome della signora che ha deciso di affittare l’utero in cambio di denaro, ma sono gli stessi “Forconi” a rendere nota una sua dichiarazione: «Chissà quante coppie senza figli aspettano di averne uno – scrive la donna, – e vi chiediamo di darci una mano, siamo pronti a partire per dove vogliono loro. Pur di restare nell’anonimato, io sono pronta, andrò con mio marito, voglio affittare il mio utero, lo faccio per i miei figli». E poi prosegue: «Non abbiamo altra scelta, siamo costretti, l’Italia ci ha portato a questa soluzione. Mio padre mi elencava sempre le cose che nella vita non si devono mai fare e purtroppo sono quelle che oggi sono rimaste come l’unica alternativa possibile: rubare, fare i furbi, trovare scappatoie illegali o affiliarsi alla mafia. Fare i lavoratori onesti non ti fa più vivere».
DISPERATA RICHIESTA
Ecco dunque qual è l’humus sociale nel quale la pratica dell’utero in affitto potrebbe trovare terreno fertile: di fatto, una disperata richiesta di aiuto da parte di una coppia travolta dalla crisi. Con la conseguenza che se questa donna dovesse davvero decidere di andare avanti nel proprio intento, la pretesa affermazione di un “diritto” da parte di chi vuole un figlio a tutti i costi si tradurrebbe né più né meno che in una mercificazione del corpo femminile. Con l’aggravante non indifferente che l’oggetto dello scambio sarebbe un’inconsapevole vita umana. Alla faccia dei diritti.