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 2016  marzo 03 Giovedì calendario

I brasiliani sono in ritardissimo per le Olimpiadi

Il Brasile non vede l’ora di salutare il fuoco perché il percorso della torcia è la sola strada certa, il solo poster pronto per animare un’Olimpiade preparata tra i guai.
Multietnica, multiculturale, disegnata per raccontare le diversità del Brasile, la fiaccola è pronta a partire per un lungo viaggio: 20 mila km in 95 giorni che sono ancora lontani. La fiamma si accende ad Atene il 21 aprile e fino al 3 maggio starà lontana dal Brasile quindi per ora l’attenzione del mondo è concentrata sui problemi. E a Rio si moltiplicano.
Pochi biglietti venduti
Ieri gli organizzatori si sono presentati davanti al Cio con una lista di ritardi da giustificare. Palazzetti in attesa di test event rimandati, metropolitana in forse che secondo i responsabili dei Giochi «sarà di certo ultimata, come tutto il resto. Vero che abbiamo dovuto fare dei tagli ma non abbiamo sacrificato nulla che riguardasse il vivo delle gare e la prevendita va a rilento solo perché siamo brasiliani. La gente non si mobilita sei mesi prima come a Londra». Possibile, però l’interesse per i biglietti langue e i posti in molti impianti sono passati dalla numerazione ai blocchi il che pone pure qualche problema di sicurezza.
I tempi per sistemare il progetto ci sono solo che di certo non stiamo più parlando di quello originale. È tutto un piano di riserva: non c’è necessità di coprire la piscina dei tuffi, non c’è fretta di aprire il velodromo, non c’è bisogno di mettere fermate intermedie nel collegamento tra il parco olimpico e Ipanema, non c’è l’ansia di posare la pista di atletica entro i termini previsti quindi si sfora di un mese. Anche il laboratorio antidoping definito dalla Wada «sotto gli standard» è un enorme punto interrogativo che sarà valutato il 18 marzo. In teoria le provette con gli esami e i prelievi potrebbero essere costrette a trasferte lunghissime prima di essere analizzate.
La squadra dei rifugiati
Il Cio monitora, chiede aggiornamenti e garanzie ed evita di dichiararsi soddisfatto. Il presidente Thomas Bach preferisce dire «non sono preoccupato». Certifica la volontà di rispettare le consegne e si arrende alla crisi brasiliana: «Siamo consapevoli delle difficoltà economiche dell’intero Paese. È una situazione che va ben oltre la gestione del comitato organizzatore». Come a dire che Atene aveva finto indifferenza nel 2004 e rattoppato dei Giochi barcollanti in modo da presentarsi fiera all’apertura mentre Rio è conscia e vigile. Tenta di limitare i danni.
Cerimonie accorciate, trasporti ridotti, pure le zanzariere a carico dei comitati olimpici nazionali. Non erano previste, l’allarme Zika le rende necessarie ma loro non se le possono permettere quindi i 91 euro a camera, 15 nella versione economica, vanno sul conto degli ospiti del Villaggio.
Il Cio si fa il segno della croce e presenta la squadra dei rifugiati: 43 candidati per una decina di posti. Avranno i cinque cerchi come bandiera e le divise bianche, sfileranno giusto prima del Brasile nella parata degli atleti. Almeno quella non costa e si può allungare.