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 2016  marzo 03 Giovedì calendario

I comizi di Bassolino nelle cucine

«Presidente, una sfogliatella?». Entrando nell’ennesima cucina di una casa privata, nel corso di una campagna elettorale originalissima, condotta nella Napoli profonda – tra tinelli, vicoli e gente comune – Antonio Bassolino sul far della sera si sente ripetere la solita domanda. Lo chiamano quasi tutti presidente, perché in tanti sanno (e condividono) la scaramanzia dell’uomo, che a sentirsi chiamare (prima del tempo) «sindaco» di solito mette mano al cornetto rosso che nasconde nella tasca destra. Siamo a Ponticelli, periferia molto popolare di Napoli, in una delle ultime tappe della campagna elettorale per le Primarie del Pd: mancano quattro giorni alla consultazione che designerà lo sfidante del partito democratico al sindaco De Magistris alle amministrative del 5 giugno.
A prima vista una storia contro natura: Antonio Bassolino è stato sindaco di Napoli per sette anni, per altri dieci è stato presidente della Regione Campania, è entrato nella direzione del Pci quando c’erano ancora Terracini e Pajetta, ha fatto il ministro e il parlamentare: che altro va cercando all’età di 68 anni? «Ho la stessa età di Hillary Clinton e sono più giovane di Sanders...», dice lui, sorridendo. Quel che non dirà mai è la vera ragione, tutta interiore, che lo ha riportato in pista: riconquistare una immagine pubblica dopo il massacro mediatico per vicende politiche e giudiziarie che alla lunga si sono dimostrate infondate. Dice solo, sottovoce: «Nel Pd nessuno mi ha chiesto scusa» e non si riferisce a Renzi, ma a diversi suoi predecessori. Le inchieste della magistratura sono finite nel nulla; e quanto all’immondizia di Napoli che tanto discredito portò a Bassolino, oggi quasi per metà passa dall’inceneritore di Acerra che l’ex governatore volle, a dispetto della camorra e degli ambientalisti.
Primo big «rottamato» dell’era Renzi che si ribella al pre-pensionamento, Bassolino se tornasse sindaco, finirebbe per dimostrare la caducità della rottamazione, quanto meno come teoria generale. Ma paradossalmente avrebbe vinto col metodo Renzi e cioè dopo aver sfidato e battuto i notabili del Pd. Esattamente come fece nel 2007 l’allora presidente della Provincia di Firenze. In queste settimane i notabili del Pd sono (quasi) tutti con Valeria Valente, ex assessore ed ex bassoliniana, mentre il terzo incomodo, il ventiseienne Marco Sarracino, è sostenuto dalla Cgil. E proprio la Valente è stata messa nel mirino ieri dai grillini per una foto con Salvatore Silvestri, candidato sindaco a Casavatore, finito in un’inchiesta sul voto di scambio mafioso.
L’essenza della battaglia la riassume bene Giuseppe Scalera, già presidente dell’Ordine dei medici di Napoli ed ex senatore con Lamberto Dini: «Se i partecipanti alle Primarie resteranno sotto quota 30.000 vincerà a mani basse, ma se invece ci fosse una partecipazione popolare, di opinione pubblica larga, allora potrebbe vincere Bassolino». La partita di Bassolino è tutta qui: trascinare a votare una fetta di opinione pubblica «libera». E infatti Bassolino sta facendo una campagna tutta case e Rete. Condita da hashtag e slogan sapienti. Come quello che compare sui manifesti: «Di nuovo ci sono io», col doppio senso che evoca novità e usato sicuro. E ancora: incontri con poche decine di persone, uso spinto dei social network. Quasi azzerati i «classici» convegni con le categorie, i «capibastone», le cene elettorali. Eccolo invece alla palestra «Napoli boxe», mentre spiega ad una ventina di ragazzi le virtù civiche di sport antichi come il pugilato; eccolo nel cortile di una palazzina popolare a San Giovanni a Teduccio, con la gente affacciata alle finestre e ai balconi: «Io sono partito sempre da San Giovanni: da ragazzo venivo con i volantini, giorni fa, senza le tv, sono venuto da suor Carmela a sono andato dove è stato ucciso quel ragazzo di 18 anni...». Combattente nato, Bassolino è un uomo rinato dopo le batoste anche fisiche degli anni scorsi: al macero le sigarette («fumavo cinque pacchetti al giorno»), ora fa trekking maratone. Evita di indugiare sul passato da sindaco, tra il 1993 e il 2000, che fece parlare l’Independent di «rinascimento napoletano» e ha fatto dire ad un intellettuale non organico come Roberto Esposito che Bassolino è stato il miglior sindaco di Napoli del dopoguerra. Un ricordo sfiorito, ma che ancora circola nell’immaginario collettivo. Basterà? Bassolino, col suo cornetto rosso, non lo confesserà mai. Ma lui ci crede.