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 2016  marzo 03 Giovedì calendario

Sono molte le similitudini tra il Trattato di Versailles e quello di Brest

Nelle sue risposte lei ha spesso denunciato le clausole punitive che i vincitori della Grande guerra imposero alla Germania con il Trattato di Versailles. Ma la Germania aveva fatto altrettanto quando impose alla Russia, con la pace di Brest Litovsk, condizioni non meno severe. Due pesi e due misure?
Giuliano Finazzi
Brescia


Caro Finazzi,
Lei si riferisce al trattato di pace che fu firmato il 5 marzo 1918 a Brest Litovsk (oggi una città russa sul confine polacco) fra la coalizione degli Imperi centrali e dei loro alleati (Germania, Austria-Ungheria, Bulgaria, Turchia) e la Russia bolscevica di Lenin e Trotskij. I negoziati erano cominciati alla fine del 1918 quando i russi avevano chiesto un armistizio e si erano dichiarati disposti a negoziare la pace. I Quattro avevano accettato e interrotto le operazioni militari, ma avevano avanzato richieste spropositate. La Russia doveva rinunciare a Finlandia, Estonia, Livonia, Curlandia, Lituania, Polonia e Ucraina. Doveva ritirare le sue truppe dall’Armenia e dalla Anatolia orientale. Doveva sgomberare l’arcipelago delle isole Aland, tra Finlandia e Svezia; restituire alla Turchia Kars e Batum.
I russi cercarono di reagire trasformando la trattativa di Brest in una grande conferenza della pace, senza vinti e vincitori. Presero addirittura in considerazione la possibilità di deporre le armi, sciogliere l’esercito, appellarsi alla coscienza rivoluzionaria di tutti i proletariati. Credevano di avere un’arma segreta, la rivoluzione mondiale, e speravano che i popoli dei Paesi capitalisti avrebbero mandato a casa i loro governi. Ma i tedeschi interruppero l’armistizio, ripresero le armi e ricominciarono ad avanzare verso Pietrogrado. Vi furono accesi dibattiti sul da farsi nel Comitato centrale del Partito comunista, ma prevalse alla fine la tesi secondo cui occorreva firmare per salvare la rivoluzione.
Quello di Brest fu certamente un trattato leonino, ma ebbe una vita brevissima. Dopo la capitolazione dell’Austria e della Germania, tutte le clausole vessatorie del Trattato di Brest furono automaticamente cancellate. Ma non furono dimenticate soprattutto negli ambienti democratici e pacifisti della Repubblica di Weimar. In Mein Kampf, il libro scritto nel 1924 dopo il fallimento del colpo di Stato, Hitler scrisse che durante i suoi comizi contro il Trattato di Versailles si imbatteva spesso in interlocutori che gli ricordavano come anche la Germania, a Brest, avesse adottato gli stessi criteri punitivi. Il futuro Führer scrisse anche che si era preparato a polemizzare contro quelle accuse, ma non disse con quali argomenti. È comprensibile. Se avesse vinto la Seconda guerra mondiale, avrebbe applicato alla lettera le clausole del Trattato di Brest.