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 2016  marzo 03 Giovedì calendario

A Tokyo la più grande esposizione su Caravaggio mai organizzata fuori dall’Italia. In mostra c’è anche il suo allievo falsario

Tokyo È la mostra di Caravaggio più grande mai organizzata fuori dal nostro Paese e per la prima volta la celebre Maddalena in estasi, di recente attribuzione grazie alla storica dell’arte Mina Gregori, da ieri si è svelata al pubblico in una mostra che mette insieme dieci capolavori del grande maestro e oltre quaranta dipinti di altri artisti del suo tempo in un gioco complesso di confronti, influenze, dialoghi e rivalità.
Non a caso, la mostra al National Museum of Western Art di Tokyo (che celebra il 150° anniversario del Trattato di amicizia tra Giappone e Italia e che anticipa molte mostre d’arte giapponese in Italia) si intitola Caravaggio e il suo tempo: amici, rivali e nemici. Come a sottolineare che la personalità tormentata e geniale di Michelangelo Merisi è stata ampiamente accompagnata sì da una straordinaria ammirazione, ma anche da infinite ostilità, sino ad arrivare a rivalità violentissime, sconfinate in veri e propri conflitti personali, sino al fatale e celebre delitto che ha portato all’esilio e poi alla morte Caravaggio.
D’altronde la conosciutissima biografia del genio di Michelangelo Merisi lo conferma pienamente e l’intero percorso della mostra, che la curatrice Rossella Vodret ha voluto dividere per chiare aree tematiche (i cinque sensi, la buona ventura, la luce, le nature morte, i ritratti, Ecce Homo) è infatti arricchito anche dalla presenza di preziosi volumi provenienti dall’Archivio di Stato che rivelano, con documenti originali del Seicento, una parte umana e una sfera inaspettata e curiosa della vita privata di Caravaggio: dai problemi d’affitto (che portano a nuove datazioni della sua presenza a Roma), al suo arresto per porto d’armi vicino a Palazzo Madama, alla trascrizione del processo per ingiurie con il nemico di sempre, Giovanni Baglione (Roma, 1566-1643) che a tutti costi voleva vedersi risarcito degli insulti violentissimi che Caravaggio, considerandolo un pessimo pittore, gli aveva rivolto senza tanti freni e ritegno.
In questa mostra, dunque, convivono le più alte testimonianze della grande storia dell’arte (il Narciso, proveniente dalle Gallerie Nazionali di Roma, La buona ventura dei Musei capitolini, Bacco degli Uffizi, la Cena in Emmaus dalla pinacoteca di Brera) e micro frammenti di cronache vere del Seicento in una narrazione ricca di sorprese e vere curiosità.
Certo, su Caravaggio si è scritto e studiato molto, ma questa mostra, che ha come co-curatore il giovane storico dell’arte Yusuke Kawase (organizzata da Mondomostre con The National Museum of Western Art di Tokyo, la NHK Japan Broadcasting Corporation, la NHK Promotions Inc. e The Yomiuri Shimbun e naturalmente con il patrocinio del ministero degli Affari esteri del Giappone e delle ambasciate italiana e giapponese) ha il pregio di mettere in relazione in modo inedito molti autori coevi di Caravaggio (tra i molti Ribera, Artemisia Gentileschi, Guercino, l’olandese Gerrit von Honthorst, Simon Vouet, Georges de La Tour) rivelando chiaramente le influenze, le similitudini e anche i contrasti formali del tempo. E forse, tra tutti, vale la pena sottolineare il nome di uno sconosciuto ai più: Bartolomeo Manfredi (1582-1622) allievo di Caravaggio. Fu lui, conoscendo i segreti della bottega e il modo di pensare del maestro, a imitare al meglio e con assoluta convinzione i chiaroscuri e le composizioni di Caravaggio. E fu sempre lui (come ha rivelato quasi sottovoce la curatrice Rossella Vedret a Domenico Giorgi, ambasciatore italiano a Tokyo), appena il maestro fu costretto a lasciare Roma per l’accusa di omicidio, a spacciare come di Caravaggio i suoi dipinti.
Già allora, le quotazioni erano altissime: per il giovane allievo senza scrupoli è stato facile ingannare i desiderosi e ricchi collezionisti. La storia dei falsi nell’arte continua ancor oggi ma, come si vede, viene da molto lontano.