ItaliaOggi, 2 marzo 2016
A lezione di tigrino dai migranti eritrei (quelli che non lasciano le impronte digitali)
Sono a Lampedusa dal 24 novembre. Da tre mesi abbondanti, quindi. Sono 150, «o forse più» dicono le autorità locali, a dimostrazione di come la situazione sia sotto controllo. Sono immigrati eritrei che sinora sono riusciti facilmente a sottrarsi all’obbligo di dare le impronte digitali. Un obbligo, questo, specificatamente e tassativamente previsto dallaConvenzione di Dublino e dalle successive direttive Ue, più volte ribadite. Ma gli eritrei non ci stanno («e se non ci stanno, non ci stanno, che possiamo farci, noi?») perché pretendono («e se pretendono, pretendono, no?») di andare dove vogliono loro e non nei paesi europei dove ci sarà posto, in base alle quote di accoglienza. Sembrano arroganti ma il prete del luogo smentisce (ettepareva) questa circostanza spiegando che essi «non stanno con le mani in mano ma sono disposti a dare lezioni di lingua tigrina alla popolazione locale». T’immagini la coda.