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 2016  marzo 02 Mercoledì calendario

Caltagirone promette altri tagli al Messaggero

Dopo aver beneficiato di contributi pubblici con i prepensionamenti e la cassa integrazione, il Gruppo Caltagirone ha deciso di trasferire buona parte dei suoi lavoratori poligrafici al più vantaggioso (per l’azienda) contratto del commercio, riservandosi nuovi licenziamenti. Per questo Cgil, Cisl e Uil del settore comunicazione hanno proclamato il primo “sciopero di gruppo” del Messaggero, del Mattino e del Gazzettino, che non saranno in edicola domani, e per altre due giornate ancora da definire. Con una mossa “subdola”, secondo i sindacati, Francesco e Azzurra Caltagirone hanno costituito il 23 dicembre tre società a responsabilità limitata, che il primo aprile acquisiranno i rami d’azienda dei tre quotidiani. I dipendenti amministrativi, del personale e altri ancora passeranno quindi al contratto del commercio, con condizioni peggiori e, temono, un maggiore rischio di licenziamento. I sindacati confederali denunciano la volontà di “destrutturare” il contratto nazionale dei poligrafici, considerano grave che questo tentativo venga condotto da Azzurra Caltagirone, che è vicepresidente della Federazione degli editori, e minacciano uno sciopero nazionale: la decisione verrà presa il 14 marzo. Al commercio, per così dire, è già passata una parte del palazzo del Messaggero: dove c’era l’archivio ora c’è un negozio di valigie, e uno di abiti da sposa al posto della sala riunioni. Gli introiti, però, non vanno al giornale, ma a una società del gruppo proprietaria delle mura di via del Tritone. Anche i giornalisti del Messaggero hanno visto una notevole riduzione, un centinaio in meno negli ultimi sette anni. Eppure, secondo i calcoli dei sindacati, dal 1996 al 2014 la proprietà ha guadagnato 250 milioni di euro.