Corriere della Sera, 2 marzo 2016
Torna il mondo consolatorio e rassicurante di Montalbano
È tornato Salvo Montalbano, il protagonista della fiction più celebre di Rai1, l’unica capace di oltrepassare i ristretti confini nazionali per circolare anche a livello internazionale (qualche tempo fa è diventata un vero e proprio caso sulla Bbc).
Per questo bisogna riconoscere tutti i meriti di Palomar che l’ha prodotta e fatta crescere, anche se la concorrenza, almeno nel panorama di titoli della fiction generalista, non è stata tra le più agguerrite. Dopo una pausa necessaria per far riposare il mondo narrativo della serie senza esporlo all’usura, Luca Zingaretti è tornato a vestire i panni del poliziotto di Vigata, con tutte le sue manie e idiosincrasie, con il suo intuito di poliziotto d’altri tempi, restio alla tecnologia delle indagini moderne ma tutto votato alla logica deduttiva (lunedì, 21.20).
Quello di Montalbano è un mondo consolatorio e rassicurante, uscito già così dalla penna di Andrea Camilleri e poi consolidato dalla firma di Alberto Sironi, il regista della serie. La Sicilia da cartolina spiega in parte il successo della fiction all’estero: luoghi immersi in un tempo immobile, caratterizzati da un eterno ritorno dell’identico. I personaggi, con quella lingua retrò, un siciliano artificiale animato dai vezzi di Camilleri, non evolvono mai e la fiction neanche. Può cambiare il loro volto, come nel caso della fidanzata di Montalbano Livia che è ora interpretata da Sonia Bergamasco, ma non la loro «persona».
In «Una faccenda delicata», il primo dei due episodi inediti previsti da Rai1, coesistono tanti aspetti: si coltivano non poco il tormentone lessicale e lo stereotipo, del maschio «femminaro», delle donne procaci e generose di forme, ma ci sono anche toni cupi e scuri perché al centro del racconto c’è una brutta storia di prostituzione e maternità surrogata. Salvo è sempre il poliziotto buono, dal volto umano. La fiction Rai non è ancora matura per il trionfo dell’antieroe.