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 2016  marzo 02 Mercoledì calendario

New York si mette in mezzo a Londra e Francoforte. Wall Street vuole fermare la nascita del nuovo colosso europeo

Braccio di ferro tra Stati Uniti e Germania per il dominio delle Borse. Dopo l’annuncio di un prossimo matrimonio tra la Borsa di Francoforte e quella di Londra, che a sua volta dal 2007 controlla anche la nostra Piazza Affari, scende in campo Wall Street. Che si mette di mezzo con un obiettivo: fermare la nascita del nuovo colosso europeo. Intercontinental Exchange (Ice), la holding che controlla la Borsa di New York (Nyse), ha confermato le indiscrezioni delle ultime ore, ovvero che sta considerando di fare un’offerta per il gruppo che controlla Londra e Milano. Vuole insomma proporre un’alternativa rispetto alla soluzione messa in campo dalla Deutsche Boerse attraverso cui – in una fusione alla pari carta contro carta – i suoi soci, per lo più fondi internazionali, arriverebbero a controllare il 54% del nuovo gigante delle Borse da 25 miliardi di euro che si verrebbe a creare. Non solo. Secondo le indiscrezioni delle ultime ore ci sarebbe un’altra Borsa, sempre americana, pronta a scendere in campo per bloccare l’iniziativa anglo-tedesca. Si tratta del Chicago Mercantile Exchange group, specializzato negli scambi di contratti a termine e derivati. Un primato che sarebbe insidiato dalla nuova super Borsa europea e che Cme sarebbe decisa a difendere. Quella americana sembra un’offensiva a tutto campo, pur di scongiurare la nascita del nuovo gigante europeo.


Da Atlanta, dove ha sede Ice, assicurano che per il momento Intercontinental Exchange è solo in una fase di studio e che «nessun approccio è stato fatto al consiglio del London stock exchange Group», nome inglese del gruppo che controlla i listini britannico e italiano. «Non c’è certezza che alcuna offerta verrà fatta, né sui termini» in cui verrà, nel caso, portata avanti. Per gli americani c’è tempo, spiegano nel loro comunicato, fino alle ore 17 del 29 marzo per decidere il da farsi. Ma c’è da scommettere che terranno il dossier in bella vista sulla scrivania. A lavorarci, del resto, hanno già chiamato due banche d’affari quali Morgan Stanley e Moelis & Company.
Da Londra, per il momento non possono che «prendere atto» dell’interesse americano per una possibile alleanza. Tuttavia «dopo l’annuncio del 26 febbraio – è la replica degli inglesi – proseguono i negoziati tra Lse e Deutsche Boerse in vista di una possibile fusione su basi egualitarie». Per una proposta concreta Francoforte ha tempo fino al 22 marzo. Il favore finora dimostrato da Londra per una fusione con i tedeschi denota come i signori della City siano decisamente contrari all’uscita del Regno Unito dall’Unione Europea, al punto da voler creare un legame forte con l’economia più rappresentativa della Vecchia europea. Viceversa l’offerta di Ice rappresenterebbe una sorta di «Brexit» finanziaria che avrebbe però – restando nell’Unione Europea – anche qualche problema Antitrust. C’è un precedente: già nel 2012 Bruxelles ha fermato un matrimonio tra New York e Francoforte. Meno accidentata la strada per Cme. Mentre il dossier si scalda, gli azionisti di Lse, tra cui primeggia il fondo sovrano del Qatar, non possono che gioire della battaglia finanziaria che va profilandosi all’orizzonte: non appena si è diffusa la notizia delle possibili controfferte, il titolo della Borsa di Londra è balzato dell’8% per chiudere con un rialzo del 7,2%.