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 2016  marzo 02 Mercoledì calendario

Come è andato il Super Martedì

Donald Trump conquista la Georgia, tra i repubblicani, ed è in vantaggio in Virginia e Vermont. Hillary Clinton, tra i democratici, vince in Georgia e Virginia; Bernie Sanders nel suo Stato del Vermont. 
I primi risultati del Super martedì elettorale americano, pubblicati dalla Cnn nel momento in cui ieri notte siamo andati in stampa, confermavano le previsioni della vigilia. Trump e Clinton, i due favoriti, erano avviati verso il successo che doveva avvicinarli alla nomination, se non renderla inevitabile.
Ieri sono andati alle urne una dozzina di Stati, nel «Super Tuesday» che da sempre ha un impatto decisivo sulle primarie americane. Tra i democratici, Hillary si aspettava di vincere in tutti gli Stati del Sud, dalla Georgia al Texas, confermando l’inevitabilità della sua candidatura alla Casa Bianca. Sanders si aggrappava al suo Vermont, e forse a Colorado, Minnesota e magari Massachusetts, per restare almeno formalmente in corsa. I risultati dei primi tre Stati, che hanno chiuso le urne quando in Italia era l’una di notte, hanno confermato queste previsioni. Bernie infatti ha preso il suo Vermont, ma ha ceduto a Hillary Georgia e Virginia, assai più pesanti in termini di delegati da conquistare per essere incoronati dalla Convention del partito di luglio a Philadelphia.
Sul fronte repubblicano la competizione era più incerta, perché negli ultimi giorni l’establishment del Grand Old Party ha lanciato una offensiva per cercare di bloccare Trump, considerato troppo estremista per poter vincere le presidenziali a novembre. I primi risultati hanno confermato questo braccio di ferro, andando però nella direzione più favorevole al costruttore miliardario. La vittoria in Georgia, Stato che può fare da cartina di tornasole per il Sud, appariva netta: 40% dei voti, contro il 24% del senatore del Texas Ted Cruz, e 23% del senatore della Florida Marco Rubio. La situazione era più incerta in Virginia, dove secondo i primi dati Donald era in vantaggio, ma solo con il 34% dei consensi, contro il 31% di Rubio e il 14% di Cruz. In Vermont, invece, Trump era appaiato al governatore dell’Ohio Kasich, per contendersi la leadership. Dati non ancora definitivi, che però andavano nella direzione delle previsioni della vigilia.
In palio ieri sera c’erano molti altri stati pesanti, e in Texas era prevista la vittoria del senatore di casa, Cruz. Nel resto delle regioni in gioco, però, i sondaggi prevedevano qualche incertezza solo in Arkansas.
Una vittoria così netta di Trump renderebbe quasi impossibile impedire la sua nomination, e questo metterebbe in forte imbarazzo l’establishment del Partito repubblicano, che non lo considera eleggibile a novembre. 
Se la sua marcia continuasse, l’unica alternativa potrebbe diventare quella di pilotare la scelta di un altro candidato durante la Convention del Gop, prevista sempre in luglio a Cleveland. Ma l’ultima volta che un partito lo aveva fatto era stata nel 1968, tra i democratici a Chicago, e il risultato era stata una rivolta di piazza che li aveva condannati alla sconfitta.