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 2016  marzo 02 Mercoledì calendario

Stepchild adoption, il primo sì arriva dal tribunale

Il primo sì alla stepchild adoption arriva dal Tribunale dei minori di Roma. La magistratura sorpassa la classe politica, non ancora in grado di dare una soluzione al problema dell’adozione gay, e interviene con una sentenza straordinaria. 
La prima nel suo genere, perché legittima un’adozione incrociata tra due donne conviventi. Le loro rispettive figlie biologiche di 4 e 8 anni – entrambe nate grazie alla procreazione assistita in Danimarca – avranno d’ora in avanti il doppio cognome. Ma non verranno comunque riconosciute come sorelle. 
E ora per altre 500 coppie omosessuali si apre la possibilità di una battaglia legale per ottenere lo stesso obiettivo appena raggiunto dalle due mamme. «È inevitabile perseguire questa strada – conferma Marilena Grassadonia, presidente dell’Associazione Famiglie Arcobaleno – perché di fronte al vuoto legislativo, l’unica risposta alla nostra esigenza può arrivare solo dai giudici. Assisteremo ad una valanga di ricorsi». In realtà il passaggio al Tribunale dei minori sarebbe stato necessario anche nel caso in cui la stepchild adoption fosse stata una realtà, «ma almeno la possibilità di chiederla sarebbe stata garantire dalla legge, univocamente su tutto il territorio nazionale. E invece così ci dobbiamo affidare alla discrezionalità dei vari tribunali». 
L’avvocato Francesca Quarato, socia di Rete Lenford e componente del gruppo legale di Famiglie Arcobaleno, che ha seguito la coppia di professioniste romane legate da molti anni spiega che i giudici hanno preso una decisione prevista già dalla nostra legge, dall’articolo 44 della legge 184/83 lettera d. «Nel totale interesse delle minori a vedere riconosciuto e tutelato il rapporto genitoriale che ciascuna ha con la madre sociale, rapporto che dunque si affianca, senza sostituirlo, a quello con la madre biologica, arricchendo la sfera delle relazioni delle bambine». E chiosa: «L’adozione incrociata valorizza così l’intreccio dei rapporti genitoriali e dei legami familiari biologici e sociali con un riconoscimento giuridico».
Ma c’è anche chi darà battaglia a questa conquista dei genitori omosessuali. Per Filippo Savarese, portavoce di Gnerazione Famiglia ed esponente del Comitato promotore del Family stigmatizza: «Si tratta dell’ennesima sentenza sovversiva che prepara la strada alla programmazione legalizzata di bambini orfani di madre o di padre, con eterologa e utero in affitto per le coppie gay». E annuncia il ricorso «alla Corte di Cassazione affinché ristabilisca su questo tema lo stato di diritto. Il Tribunale dei minori ha snaturato la legge sulle adozioni: è necessario porvi rimedio».
Nel frattempo prosegue l’acceso dibattito politico. E se il Pd, con mille contraddizioni interne, sembra deciso ad andare avanti per provvedere allo stralcio dell’adozione gay dalla neo legge sulle Unioni civili, dai centristi arriva uno stop. Il leader di Ncd, il ministro dell’Interno Angelino Alfano, ribadisce la ferma opposizione alla stepchild adoption. Legando peraltro la questione a un altro scottante tema: quello dell’utero in affitto.