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 2016  marzo 02 Mercoledì calendario

L’importanza della ricreazione

Giù le mani dall’intervallo! Soprattutto se la tua scuola ha la fortuna di trovarsi immersa in un parco come quello del Pellegrino a Bologna. Un sogno per noi genitori di città rassegnati a cortili angusti e bui. Giovanna Facilla, preside della scuola elementare Longhena, è finita nell’occhio del ciclone per aver diramato una circolare in cui richiama le maestre all’ordine: pause di mezzora al massimo al mattino e ritorno in classe dalla mensa entro le due. Ma come: stiamo nella scuola più bella del mondo e ci mettiamo a guardare l’orologio, hanno obiettato le insegnanti spalleggiate dai genitori? La Longhena non è una scuola come le altre: qui si organizzano giornate di lettura in pigiama e l’intervallo si fa quando i bambini ne hanno bisogno. «Ho solo richiamato il regolamento – si difende la dirigente —. Non si può stare in giardino fino alle tre se alle quattro bisogna prepararsi per uscire. Non dico che la ricreazione non sia importante ma ci sono delle competenze da raggiungere».
«In generale, la scuola italiana mostra un sovrano disprezzo per le competenze corporee. Quando i bambini arrivano in prima elementare sembra che la cosa più importante sia che imparino a stare seduti. Ma chi l’ha detto che stare fermi sia un valore in sé? – dice Susanna Mantovani, docente di Pedagogia alla Bicocca di Milano —. Il movimento all’aperto è un momento fondamentale: serve a rilanciare l’attenzione. Certo, le pause vanno regolamentate: non si può fermare il treno solo perché si ha voglia di sgranchirsi le gambe. Ma non c’è niente di peggio che vietare l’intervallo a chi si è comportato male. Così, se già era nervoso prima, darà fuori di matto».
Oggi poi, che i pomeriggi in cortile sono stati soppiantati dal frullatore dei mille corsi pomeridiani a cui costringiamo i nostri figli, la ricreazione a scuola è diventata l’unico spazio di gioco libero possibile. «Per noi insegnanti – spiega Gianluca Gabrielli, maestro in un’altra elementare bolognese e autore di saggi su scuola e razzismo – è un’occasione utilissima per vedere come il bambino interagisce con i compagni e per aiutarlo ad affrontare le prime delusioni, magari solo perché corre più piano degli altri».
Se alle elementari l’importanza della ricreazione è troppo spesso sottovalutata, alle medie è addirittura azzerata. E i ragazzi, già costretti a un orario insensato (sei ore consecutive, dalle 8 alle due), devono accontentarsi di due striminziti intervalli da dieci minuti l’uno, che i più ansiosi sprecano ripassando in classe la lezione per la verifica dell’ora dopo. «Non c’è niente di più sbagliato che trattare dei preadolescenti come se non avessero un corpo!», commenta ancora la Mantovani. Alle superiori, in fondo, l’intervallo è meno decisivo perché – spiega ancora Gabrielli – i ragazzi un loro spazio di socializzazione se lo creano in proprio, magari arrivando un po’ prima a scuola per fermarsi a chiacchierare in cortile o andando al bar durante la pausa (o chiudendosi in bagno a fumare...). «Ai miei tempi – nota però Alessandro D’Avenia (38 anni!), scrittore e insegnante di italiano latino e greco nel centralissimo liceo San Carlo di Milano – quando suonava la campanella ci precipitavamo in corridoio, magari per andare a trovare la ragazza di un’altra classe. L’intervallo era ancora il luogo e il tempo per l’esplorazione del possibile. Oggi invece i miei allievi spesso se ne restano in classe a guardare il telefonino che hanno dovuto spegnere durante le lezioni. Magari parlano con la ragazza, ma lo fanno solo attraverso WhatsApp».