Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2016  marzo 02 Mercoledì calendario

È italiano il capo dei controllori del traffico aereo d’Europa

Il vigile europeo dei cieli parla un inglese perfetto, ma ogni tanto si lascia scappare un accento pugliese e romanesco. «Anche se vivo qui da 17 anni non ho intenzione di farne a meno: sarò sempre uno di Grottaglie», dice Giovanni Lenti. A 55 anni è l’«head of network operations» di Eurocontrol, l’organizzazione che si occupa del traffico aereo sull’Europa e le zone limitrofe e che ha sede a Bruxelles. Scherza, Lenti, anche se il suo è uno dei lavori più delicati: non è solo il guardiano dei cieli, deve anche gestire le emergenze. La cenere di un vulcano che blocca mezza Europa. Un bolide pieno di passeggeri abbattuto in volo. Un altro che si schianta di proposito. Per non parlare di alcune incursioni militari non annunciate. «E allora bisogna stare lì a sorvegliare anche zone non di tua competenza perché c’è il rischio che i missili finiscano su aerei civili», racconta.
«Gianni», come è chiamato qui a Bruxelles, con un team di 1.900 persone gestisce il traffico aereo: i decolli, gli atterraggi e i sorvoli di ogni tipo. Qualcosa come 34 milioni di «pratiche» in tutto il 2015. A cui bisogna aggiungere i grandi eventi, politici, bellici e sportivi. «Quest’anno tra Champions League a Milano ed Europei di calcio in Francia ci sarà un bel po’ da lavorare», anticipa. Vorrà dire che più aerei del solito avranno gli stessi aeroporti di destinazione. «E i corridoi nei cieli sono sempre quelli, per cui bisogna evitare il traffico». In volo non ci si può mica fermare.
La sede centrale di Eurocontrol è un edificio basso, ma esteso, nascosto in fondo a un vialetto a pochi passi dai cantieri del nuovo quartier generale della Nato, tra Bruxelles e lo scalo cittadino. Esclusi i sotterranei, off limits perché si trovano i server che devono funzionare a una temperatura costante, le misure di sicurezza sono elevatissime. Nella sala di controllo l’Europa è ovunque. Mappe. Maxischermi. Monitor dei computer. Documenti appoggiati alle scrivanie. Ci sono sempre molte linee e tracciati, sigle e codici su queste cartine. Il blocco centrale è riservato all’aviazione civile. In fondo a destra ci sono i voli militari.
Sul monitor principale due aree – Istanbul e Nizza – sono indicate in rosso («C’è traffico»). Un’altra, che va da Parigi alla Manica, è in azzurro. «Significa che c’è brutto tempo». Sposato, un figlio di 16 anni, Giovanni Lenti ha iniziato come controllore di volo nel 1991 tra Roma, Milano e Brindisi. Poi nel 1999 l’ingresso in Eurocontrol. Quindi il «salto» grazie al suo gruppo di otto persone («nato proprio in quei giorni») nella gestione del caos provocato dalle ceneri del vulcano islandese Eyjafjöll, nel 2010. «Ogni giorno i voli accumulavano 200 mila minuti di ritardo, un incubo».
L’abbattimento tra Ucraina e Russia dell’aereo della Malaysia Airlines (298 morti) il 17 luglio 2014 si è verificato in un’area Eurocontrol. «Quando succedono queste cose non c’è tempo per disperarsi o seguire le notizie: bisogna attivarsi per deviare le rotte degli altri jet ed evitare altri incidenti». E infatti quando il velivolo è andato giù, a Eurocontrol hanno ridisegnato la mappa dei collegamenti. Ma il 24 marzo 2015 «Gianni» se lo ricorderà per sempre. «Ero nel mio ufficio e ricevo una telefonata sul numero d’emergenza. “Vieni subito, abbiamo un problema”, mi dicono». La sala di controllo sembra un vertice di guerra. Da pochi minuti l’Airbus A320 di Germanwings s’è schiantato in Francia con 150 persone a bordo. Qualcuno, dentro Eurocontrol, pensa a un attacco terroristico. «Ma quando abbiamo visto i tracciati abbiamo capito che quel volo era stato fatto cadere di proposito dal pilota, dal copilota o da entrambi: l’aereo sembrava volesse atterrare in un aeroporto invisibile», rivela Lenti. «Abbiamo salvato tutti i file e li abbiamo inviati a francesi e svizzeri».
A Eurocontrol non si sta mai fermi. «Qualche settimana fa abbiamo notato un’intensa attività militare dei turchi: “È in corso uno spettacolo di acrobazia aerea” ci hanno detto loro, uno dei 41 Paesi membri di Eurocontrol». Succede. Se non fosse per l’orario (due di notte) e il luogo (confine con l’Iraq). «Insomma: stavano bombardando. Per questo abbiamo suggerito ai velivoli civili di girare al largo. Hanno consumato più carburante, ma abbiamo evitato altre tragedie. E del resto i 1.200 scenari d’emergenza di cui disponiamo servono anche a questo».