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 2016  marzo 02 Mercoledì calendario

La Cassazione rischia di essere travolta dal numero dei ricorsi

Un decreto urgente, per ora, no. L’appello a salvare con un provvedimento d’urgenza la Cassazione dal «rischio default», lanciato ieri al governo dal presidente della Suprema Corte Giovanni Canzio, ha ottenuto una risposta «freddina» dal ministro della Giustizia, Andrea Orlando: «Sono favorevole, ma decide il Consiglio dei ministri, se ci sono le condizioni».
Ma ci sarà un’accelerata della riforma del processo penale, già approvata dalla Camera e ora in discussione in commissione giustizia al Senato. E da oggi l’aula della Camera tornerà a discutere il pacchetto Berruti di interventi sul processo civile.
«Assediata da un numero di ricorsi mostruoso», aveva detto ieri Canzio in un convegno organizzato dal Csm, la Cassazione rischia di morire soffocata. «Un’emergenza tale da mettere in forse i valori della democrazia», ha scandito, chiedendo alla politica «atti concreti» da far scattare subito con «provvedimenti urgenti» per fronteggiare la marea montante dei processi: 105mila pendenti solo nel civile. E un «flusso patologico» di altri 80mila nuovi l’anno (53mila nel penale e 27mila nel civile: il 48% proveniente dallo Stato). Un carico che impedisce l’uniforme interpretazione delle norme, mandando in fumo l’uguaglianza dei cittadini di fronte alla legge. Allarme condiviso dal pg Pasquale Ciccolo. E dal vicepresidente del Csm, Giovanni Legnini: «Che i temi discussi oggi siano urgenti, è fuori discussione – assicura – e come tali vanno affrontati accogliendo l’appello del presidente. La scelta dello strumento legislativo spetta ovviamente al governo e al capo dello Stato».
Canzio non chiede la luna, ma «pochi, semplici interventi». Una procedura semplificata per i ricorsi più facili, l’apporto di tirocinanti in alcuni uffici, l’utilizzo come consiglieri dei magistrati del Massimario, la nomina di giudici ausiliari (magistrati e avvocati in pensione) per smaltire il contenzioso tributario: il 50% di tutto l’arretrato civile. E propone di inserire nel decreto anche la riforma delle impugnazioni penali, stralciandola dal ddl all’esame del Senato.
«Valuteremo», prende tempo Orlando. «Riferirò in Consiglio dei ministri. Ma se non ci fosse quella via – assicura —, molte questioni poste possono trovare ospitalità in provvedimenti che sono a buon punto in Parlamento». La via individuata però è proprio quel provvedimento arrivato al Senato che contiene sì il tema delle impugnazioni, ma anche quello delle intercettazioni, ad alto tasso di polemiche politiche: proprio ciò che l’urgenza imporrebbe di evitare.