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 2016  marzo 02 Mercoledì calendario

In Italia il Pil torna a salire • Ancora rivelazioni e smentite sulla morte di Giulio Regeni • Il tribunale di Roma ha autorizzato un’adozione «incrociata» di due bimbe a favore di due mamme • Negli Usa si cominciano a contare i voti del Super Martedì • Arrestato in Brasile il vicecapo di Facebook: non ha fornito alle autorità le chat dei narcos

 

Pil Dopo tre anni di recessione, nel 2015 il Prodotto interno lordo, pari a 1.636 miliardi di euro, è cresciuto dello 0,8% rispetto al 2014, ha certificato ieri l’Istat. Un risultato appena sotto l’obiettivo del governo (0,9%), che ha invece centrato quello del deficit: il 2,6% dello stesso Pil, contro il 3% del 2014. Il prelievo fiscale, con quasi 709 miliardi, è stato pari al 43,3% del Pil, contro il 43,6% del 2014. Migliora anche la situazione del mercato del lavoro. A gennaio 2016 gli occupati sono aumentati di 70 mila rispetto al mese prima e di 299 mila rispetto a un anno prima: risultato della differenza tra l’aumento di 448 mila lavoratori dipendenti e la diminuzione di 149 mila autonomi. Tra i dipendenti, quelli a tempo indeterminato sono saliti di 426 mila. Gli occupati sono in totale 22 milioni 632 mila. Il tasso di occupazione nella fascia d’età 15-64%, sia pure in leggero aumento (56,8% della popolazione di riferimento), resta una decina di punti sotto i principali concorrenti europei. Anche la crescita dell’economia, ricorda l’Istat, è molto inferiore, per esempio rispetto a quella registrata nel 2015 negli Stati Uniti (2,4%), nel Regno Unito (2,2%), in Germania (1,7%) e in Francia (1,2%). In Italia l’aumento del Pil è stato trainato dall’aumento dei consumi, che ha più che compensato il calo della domanda estera. A livello settoriale l’agricoltura è quella che è cresciuta di più (3,8%), mentre continua la crisi delle costruzioni. Il presidente del Consiglio Matteo Renzi è soddisfatto: «Meglio delle previsioni. E il deficit è sceso per la priva volta da anni sotto il 3% (in realtà, gli stessi dati Istat mostrano che è stato al 2,9% nel 2012 e nel 2013, ndr ). Con questo governo le tasse vanno giù, gli occupati vanno su, le chiacchiere dei gufi invece stanno a zero». Nel 2017 le tasse scenderanno ancora, conferma Renzi al Tg1, «ma è prematuro dire quali». (Marro, Cds).

Evasione I dati della lotta all’evasione, resi noti dalla direttrice dell’Agenzia delle entrate, Rossella Orlandi: il recupero nel 2015 è stato di 14,9 miliardi, un nuovo record dopo i 14,2 miliardi del 2014 ottenuto a colpi di banche dati e con l’operazione «730» precompilato (r.p., Rep).

Regeni Continua il balletto di rivelazioni e smentite che hanno caratterizzato sin dall’inizio le indagini sulla morte di Giulio Regeni, il ricercatore italiano dell’Università di Cambridge scomparso il 25 gennaio al Cairo e riapparso nove giorni dopo, morto e con segni di torture sul corpo, lungo l’autostrada per Alessandria. Nuove rivelazioni della Reuters attribuite a Abdel Hamid, direttore del dipartimento di medicina forense del Cairo, dicono che Regeni è stato torturato per cinque-sette giorni, tre volte, a intervalli di 10-14 ore. Poi è stato ucciso — come già rivelato in precedenza dalle autopsie — da un colpo con un oggetto appuntito alla parte posteriore della testa. Poco dopo, però, è arrivata la smentita del ministero della Giustizia egiziano, secondo il quale Abdel Hamid «non avrebbe reso alcuna testimonianza finora». Il ministero della Giustizia, negando che ci sia stata una deposizione, non è comunque sceso nel merito dei dettagli sulle torture riportati all’agenzia Reuters, che già nei giorni scorsi erano in parte emersi sul giornale locale Masry Al Youm , al quale una fonte del dipartimento di medicina forense aveva parlato di «torture separate da intervalli temporali avvenute nel corso di sei giorni». Queste rivelazioni vengono lette dai giornalisti della Reuters come «l’indicazione finora più chiara» che il ricercatore italiano sia stato torturato dai servizi di sicurezza egiziani, poiché le tecniche usate — come le bruciature di sigarette — ad intervalli di giorni sono proprio il loro «marchio di fabbrica». Il ministero dell’Interno, che in passato ha respinto ogni accusa di abusi dei diritti umani e ha affermato più volte di seguire la pista delle attività criminali o quella di una vendetta personale, ha affermato ieri di «non saper nulla» sulle ultime rivelazioni (V. Ma., Cds).

Due mamme Il tribunale di Roma ha autorizzato un’adozione «incrociata» di due bimbe a favore di due mamme, una coppia omosessuale convivente da oltre dieci anni. Le due donne hanno partorito una figlia a testa: oggi le bimbe hanno rispettivamente otto e quattro anni, il loro concepimento è avvenuto grazie al seme di donatori in una tecnica di fecondazione assistita fatta in Danimarca. La sentenza segue la stepchild adoption contenuta in una legge del 1983, quella norma che il Senato ha stralciato all’ultimo momento dalla legge sulle unioni civili. Non è la prima volta: la prima stepchild per coppie omosessuali è stata autorizzata, sempre dal tribunale di Roma, nel 2014 e già confermata in appello nel dicembre del 2015. Ma già nel 2013 la Cassazione aveva detto che «solo il pregiudizio dice che è dannoso per un bambino vivere con una coppia omosessuale». E ancora il tribunale di Palermo, sempre nel 2013 aveva detto che «l’orientamento sessuale dei genitori non incide sul legame instaurato». E il tribunale di Roma aveva deciso in un altro caso per il sì, «perché conta la qualità delle relazioni affettive». Ora è la prima volta che ciò avviene per un’adozione «doppia» (Arachi, Cds).

Usa Si cominciano a contare i voti nella notte del Super Martedì. Secondo le prime proiezioni Hillary Clinton vince nel Sud in Virginia e in Georgia, mentre Bernie Sanders arriva primo nel suo Stato, il Vermont. In casa repubblicana Donald Trump vince in Georgia e Virginia (G.Sar., Cds).

Brasile La polizia brasiliana ha arrestato, a San Paolo, Diego Dzodan, vice presidente di Facebook per l’America Latina. Motivo: la sua compagnia non ha collaborato con le autorità che volevano informazioni su messaggi scambiati su WhatsApp tra alcuni trafficanti di droga. Ieri la compagnia ha reagito sostenendo che c’è sempre stata piena collaborazione: «Non siamo in grado di fornire informazioni che non abbiamo, la polizia ha arrestato qualcuno su dati che non esistono. Inoltre, WhatsApp e Facebook funzionano in modo indipendente, quindi la decisione di arrestare un dipendente di un’altra società è un passo estremo e ingiustificato». Il magistrato, invece, ritiene il contrario. Gli inquirenti avrebbero infatti accertato che una banda di narcos manteneva i contatti usando proprio il popolarissimo WhatsApp. Così prima ha comminato una multa — l’equivalente di 230 mila euro —, quindi ha mandato la squadra giudiziaria a prelevare Dzodan (Olimpio, Cds).

(a cura di Roberta Mercuri)