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 2016  marzo 02 Mercoledì calendario

In 4.800 per un posto in corsia. Al casting della Sanità, lì dove il popolo dei concorsi spera nel miracolo

Com’è andata? Su trenta domande, tredici erano di storia o di diritto. Roba che, poi, sai quanto ti serve quando sei in corsia?». Appoggiato allo sportello della sua Panda azzurra, Matteo addenta l’enorme panino che si è portato per pranzo: «Per risparmiare».
Jennifer, la sua fidanzata viareggina, annuisce: «Sì, era difficile». E ora, dopo due ore e mezzo di coda e tre quarti d’ora per compilare il questionario, sono pronti a tornare a Livorno ad aspettare il 7 marzo, giorno dei risultati della preselezione. In palio c’è un posto da «collaboratore professionale sanitario», un’assunzione a tempo indeterminato da infermiere all’Ulss 20 di Verona. I seicento che passeranno dovranno affrontare il muro della prova scritta, della pratica, dell’orale. Se non sei quell’uno su 1253 che ce la fa, riprovare, altrove.
Al casting della sanità non si canta, non ci si esibisce. Si spera. Dovevano essere 4800 i candidati e per questo era stato affittato il PalaOlimpia, dove si allenano e giocano la Bluvolley e la Scaligera Basket a due passi dal Bentegodi, ma oltre trecento domande non avevano la documentazione necessaria. Dei 4493 che hanno versato i 5 euro per provare il concorso, se ne sono presentati un quarto. «Forse – sospira la dottoressa Laura Bonato, dirigente amministrativa dell’Ulss che coordina la prova – perché gli altri nel frattempo hanno trovato lavoro». C’erano anche Matteo e Jennifer tra i forzati dei questionari e la loro è una traiettoria non banale. Dieci mesi fa erano emigrati a Colchester, Inghilterra. Assunti. Tempo indeterminato. «Reparto emergenza e urgenza – racconta Matteo, 25 anni, uno in più della sua ragazza – come il mio master, dopo un colloquio via Skype. Ci presentammo in sessanta, anche ragazzi bulgari e spagnoli, ci presero tutti. Turni da 12 ore, tre giorni a settimana, 1750 sterline al mese. Ma non è il massimo». E infatti Jennifer, dopo sei mesi, è tornata. «Perché sono italiana – confessa – sto bene qui e alla mia età ci si prova ancora a stare a casa». Lavora nel privato, a Pisa, a chiamata, a 700 euro al mese. Ha fatto concorsi ad Asti, a Brescia, a Trieste. «Ma altri sono già al ventesimo. Siamo sempre gli stessi».
E si ritrovano al parcheggio, si salutano, ripassano gli ultimi appunti mentre ai banchetti dentro al palazzo si formano le prime file per il controllo della carta d’identità, la consegna dello smartphone dentro una busta bianca sigillata e l’ingresso sulle tribune. Erano al Politecnico di Milano lo scorso aprile, 13mila domande per 25 posti al Niguarda. Sono stati a Trieste e a Parma, a Torino e a Sondrio, a Modena e a Garbagnate Milanese. A far che? «A provare a farti un futuro, perché da precaria non ti compri nemmeno la macchina», allarga le braccia Enza, foggiana, ancora per un mese in clinica privata, poi chissà. «L’importante è entrare in graduatoria, poi per tornare giù c’è tempo», pianifica Valeria, 24enne abruzzese con due mesi residui di contratto all’Asl di Teramo. «Tanto poi le graduatorie scorrono», aggiunge la barlettana Fabiana, precaria a Modena. «Io, in realtà, avevo pensato alla Germania, dove però gli infermieri hanno una mansione più bassa», calcola Mara, brindisina part-time in Friuli. «Si spera, e un po’ si perde tempo, perché i laureati aumentano e non vengono assorbiti», riassume Ivan, livornese finito a San Daniele del Friuli grazie a un avviso. Intanto girano l’Italia, sempre a proprie spese. «Una volta – ricorda Luigi, siciliano di Ravanusa ma laureato a Novara – misero una prova al venerdì di Pasqua. Il biglietto aereo costava 450 euro. Ma che fai, non vai? Muoviamo un’economia». I conti, a Verona, sorridono all’Ulss. «L’affitto del palazzo – elenca la dottoressa Bonato – veniva 1800 euro: alla Fiera ne chiedevano 20mila». Altri 400 tra vigili del fuoco, la quota per l’impresa di pulizie, la spesa maggiore non supera i 5mila euro per la società che fornisce i test e il totale sta sotto gli 8mila. Il monte delle iscrizioni lo copre per tre volte.

Disposti in fila con un seggiolino di distanza l’uno dall’altro, i 1253 candidati aprono le buste al via delle commissione, ore 12.08 e scatta il cronometro. Fuori dai finestroni, a guardare per i 45 minuti della prova, restano i parenti. Stefano ha cinque mesi, mamma Angela l’ha portato su da Perugia con papà Claudio che lo regge in braccio mentre il pupo gioca con le chiavi di plastica: «Lui è al suo primo concorso, noi al quinto». Il signor Massimo, 49 anni, ha accompagnato su da Lodi la sua Ilaria. Infermiere lui, la moglie, e ora la figlia, per ora a partita iva: «Ci si alza alle 5 e si parte». Francesco, 65enne bidello di Latina, trascina un trolley sulle scale del PalaOlimpia e si siede: «Non li contiamo più i concorsi col mio Alessandro. Stavolta avevo anch’io un giorno libero e abbiamo preso l’albergo. Qualcosa, per questi ragazzi, bisogna pur trovare». Il suo ragazzo un concorso l’aveva vinto, a Castelfranco Veneto, ma dopo due anni e a 27 di età Alessandro si è ritrovato per strada. «Sta a casa. E dove deve andare?». È l’una, operazioni di consegna completate, nonno Gaetano aspetta la sua Agnese. Ha 75 anni, arriva da Bondeno, nel ferrarese. «Un’ora e mezza di macchina e siamo a casa. Facevo il camionista, sa, queste strade le conosco bene».