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 2016  marzo 01 Martedì calendario

La generazione Bataclan vuole arruolarsi. L’Arma francese ha registrato il 50% di richieste in più

Aux armes citoyens!, alle armi cittadini! Non si sa quanti ragazzi e ragazze di quella che i media francesi hanno ribattezzato «la génération Bataclan» dal nome del music-hall della strage di Parigi del novembre scorso conoscono alla perfezione le parole guerresche della Marsigliese. Si sa invece che migliaia e migliaia di loro, francesi «d’origine» o figli di immigrati di terza o quarta generazione, corrono ad arruolarsi nei ranghi della police nationale e della gendarmerie, perfino dell’esercito, della marina e dell’aeronautica.
Un vero e proprio «engouement», una specie d’infatuazione collettiva, come dice con una certa prudenza il portavoce del ministero dell’interno che per la prima volta ha qualche difficoltà logistica a gestire un concorso (le prove cominciano il 10 marzo prossimo) per 2.800 posti di «gardiens de la paix» (il primo livello della gerarchia di un corpo che risale al 1870) per cui hanno fatto domanda 35.464 giovani tra i 17 e i 35 anni, tutti «de bonne moralité» come vuole il bando di reclutamento: il 50% in più rispetto all’ultima selezione del 2014 (a cui si erano presentati in 23.410) e, quindi, con una percentuale di successo («taux de selectivité» per dirla nel gergo dei recruteur, dei cacciatori di teste) pari all’8%, lo stesso dei ben più prestigiosi concorsi nazionali per accedere a Sciences Po o alle altre Grandes Ecoles che sono, ancora, il modello di selezione dell’élite repubblicana, sia nell’amministrazione pubblica sia nelle imprese private.
Anche i «cugini» della Gendarmerie (equivalenti ai nostri carabinieri) si sono visti arrivare al concorso che si apre martedì 1° marzo una valanga di 24.700 «prétendants», candidati, per 3.700 posti di sottufficiale (erano stati 16.800 nella stessa sessione dell’anno scorso) e, vista l’ondata, stanno pensando di riaprire le vecchie strutture della base aerea di Digione e di trasformarle nella scuola di addestramento per sottufficiali. Esercito marina e aeronautica non hanno questi problemi logistici perché le caserme sparse nel territorio della République non mancano, ma ora anche l’Armée de terre de mer et de ciel deve pensare a gestire un flusso quasi ininterrotto, da gennaio ad oggi, di oltre 1.500 domande di arruolamento al giorno, il triplo rispetto al recruitment normale: vale a dire + 28% per l’esercito, +15% per l’aeronautica e addirittura +40% per la marina.
Se passiamo, poi, all’analisi dei dati internet, al flusso dei messaggi e dei tweet indirizzati ai siti e alle pagine Facebook di polizia, gendarmeria, esercito, c’è da restare stupefatti. Solo la polizia ha visto raddoppiare gli iscritti su Facebook (a fine di gennaio erano 516 mila) e 209 mila (anche qui, raddoppio secco) i follower dei cinguettii in rete. «Mai vista una crescita del genere» confessa Charlotte, community manager dei siti della police nationale. Mentre il responsabile della comunicazione rivela che per la prima volta non hanno avuto difficoltà a fare il casting con poliziotti veri, scelti dal regista, per l’ultimo filmato pubblicitario sulla polizia (andrà in rete a maggio): «In passato, al contrario, si doveva ricorrere ad attori sconosciuti che ci chiedevano anche l’anonimato».
Come si spiegano questo «retour de flamme civique» e questa corsa verso quelle che qui in Francia si chiamano «les institutions régaliennes», i corpi armati dello stato? Una sociologa che non può essere accusata di filomilitarismo come Anne Muxel, direttrice del Cevifop, il centro di ricerca di Sciences Po, non ha difficoltà a usare concetti che solo pochi mesi fa sarebbero apparsi desueti come «l’appartenance à la nation», come a dire un ritrovato sentimento di identità nazionale, i valori della République che per un giovane si identificano nel modello di vita della «generazione Bataclan». «Dopo gli attentati, c’è stato, spiega la sociologa, un rimescolamento delle carte nella società, soprattutto tra i giovani che vedono in pericoli i valori della tolleranza e della libertà, anche la libertà di vivere come si vuole, passando le serate a bere birra in un bistrot o ascoltando musica in un club».
Un altro sociologo, Jean-Marc Berlière, autore di una storia della polizia francese («Histoire des polices en France de l’ancien régime à nos jours», Nouveau monde edition) sostiene, invece, che questo «coup de foudre», questo innamoramento dei giovani francesi per le forze dell’ordine somiglia molto a quello dei newyorchesi per i pompieri della Grande mela dopo gli attentati dell’11 settembre. Però è d’accordo con Anne Muxel nel sostenere che, dopo il Bataclan e Charlie Hebdo, le forze dell’ordine oggi appaiono, anche per la crisi della politica, come il migliore «rempart», il migliore baluardo della democrazia e della libertà di tutti. Un «fenomeno inedito di eroizzazione» (i sociologi parlano cosi!) che potrebbe far bene alla Francia.