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 2016  marzo 01 Martedì calendario

Checché ne dica la Merkel, i tedeschi sono sempre più poveri

 La cancelliera Angela Merkel parla dei suoi «dannati doveri»: a «fare in modo che l’Europa trovi un cammino comune», a salvare la Grecia, ad accogliere i migranti. Intanto, però, un rapporto segnala che nella ricca Germania la proporzione di coloro che vivono sotto l’indice di povertà è arrivata al 15,4% del totale: 12,5 milioni di persone che guadagnano sotto i 930 euro al mese se single, sotto ai 1651 se coppia con almeno un figlio, e che dunque soffrono di privazioni e svantaggi rispetto alla media dei tedeschi. È la massa degli immigrati che è stata accolta che fa precipitare la media? Non necessariamente. Tra i pensionati infatti la proporzione dei poveri cresce al 15,6%, e tra i bambini al 19%. Nella stessa capitale Berlino è sotto al livello di povertà una persona su sette.
La Merkel ha parlato in un talk show dell’emittente Ard, in quella che è stata la sua seconda intervista televisiva in cinque mesi. Ed è stata un’intervista dai toni insolitamente crudi per una leader in cui in genere l’azione è più hard del linguaggio. «Non abbiamo tenuto la Grecia nell’euro per poi piantarla ora in asso», ha detto ad esempio. «Questa non è la mia Europa», ha aggiunto, raccontando di essere «in stretto contatto con Tsipras». Dura la sua critica alla decisione di chiudere le frontiere di quel governo austriaco la cui formula è pure l’esatta replica della grande Coalizione tedesca tra dc e socialisti. «Questa è esattamente la mia paura: se uno definisce la sua frontiera e l’altro soffre». Ma la conclusioni generali sono stati tra il buonista e l’ottimista. Ha ricordato i 3 miliardi stanziati per i profughi siriani in Turchia, «l’approvazione della missione Nato contro i trafficanti, il monitoraggio sull’Egeo». Soprattutto, ha difeso la sua decisione di aprire le frontiere tedesche ai migranti, malgrado un netto calo nella popolarità. Oltre un milione di persone sono arrivate in Germania lo scorso anno per chiedere asilo politico, con la conseguente crescita del dissenso verso il suo governo. Ma lei sostine che «non esiste un piano B», e che non cambierà opinione. «Personalmente, penso che sia sbagliato. E non sono testardamente ostruzionista in questo, sono onesta». Ma il benessere della Germania, appunto, dipende anche dal livello di vita dei suoi abitanti. Sono anni che appunto economisti. Sociologi e politici accusano la Germania di aver messo in difficoltà i partner europei proprio attraverso una politica di bassi salari che ha permesso ai tedeschi di diventare i “cinesi d’Europa”, esportando a prezzi concorrenziali e nel contempo erodendo quel potere d’acquisto su cui si basava la capacità degli altri Paesi del Continente di vendere a loro volta in Germania. La povertà rivelata dall’ultimo rapporto dipende appunto da questa situazione.