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 2016  marzo 01 Martedì calendario

Va all’asta da Sotheby’s la collezione della duchessa che amava Elvis e le galline

Sulla copertina dell’avvincente catalogo di un’asta che riassume una nobile e sontuosa vita, c’è una fotografia datata 1952 quando la trentenne Deborah, duchessa di Devonshire, ancora viveva nella maestosa Chatsworth House: bellissima bionda in abito da sera di velluto nero, con un solo gioiello, una spilla grondante perle, le armoniose braccia nude, il profilo severo. Due cani biondi pure loro, e pure loro di razza purissima, distesi ai suoi piedi e alle spalle un ritratto di Enrico VIII a grandezza naturale, opera di Holbein, il pittore dei Tudor: poco dopo, questo solenne capolavoro fu venduto assieme ad opere di Raffaello, Rembrandt, Van Dyck, ad altre magioni e a una vasta parte del terreno che circondava l’immensa dimora, per pagare la tassa di successione, dal 10° all’11° duca di Devonshire pari all’80% (214 milioni di sterline di oggi) del valore della proprietà. Il nuovo Duca, Andrew Cavendish, aveva sposato Deborah sotto i bombardamenti del 1941 e il ricevimento si era svolto in una casa senza più vetri alle finestre e con una torta di nozze, essendo proibito l‘uso di zucchero per la glassa, ricoperta di cartone bianco.
L’asta di domani da Sotheby’s, a Londra, ci racconta la terza vita di Deborah, ultima delle celebri sei sorelle Mitford figlie del barone Redesdale, che diventata vedova dell’aristocratico, affascinante e molto cornificante marito nel 2004, lasciò a suo figlio Peregrine, 12° Duca di Devonshire, oggi settantenne, il peso di quel regno tudor-barocco, 175 stanze, 21 cucine,17 scale, dove aveva vissuto per cinquant’anni e che ormai, soprattutto per merito suo, era diventato una ricca industria del turismo storico e agricolo. Lei andò a vivere in una casina nella proprietà, l’Old Vicarage, la vecchia canonica, una graziosa costruzione settecentesca tipo casetta dei nani, con un grande giardino carico di fiori. Lì la duchessa madre è morta, a 94 anni, il 23 settembre 2014, lasciando, dicono gli eredi, un testamento molto preciso: gli oggetti di grande valore divisi tra il fondo fiduciario di Chatsworth House e i tre figli (quattro erano morti alla nascita) il Duca Peregrine Cavendish, Lady Emma Tennant (madre della top model Stella) e Lady Sophia Topley. Questi, già soffocati da meraviglie di ben più grande valore, hanno ceduto a Sotheby’s 450 lotti di oggetti personali della madre, per una stima totale tra 500 mila e 700 mila sterline, con singoli oggetti da 10 a 40 mila sterline, da una litografia colorata con una portatrice di galline, dono di una simpatica e parsimoniosa contessa, a un dipinto campestre di Sir George Clausen, del 1900, che rappresenta due coltivatori di patate al tramonto e che solo il proprietario di una fortunata industria di patatine fritte potrebbe desiderare. Anche i gioielli concessi all’incanto non sono molto preziosi né di valore storico, nessuno per esempio apparteneva alla bellissima Georgiana moglie del V Duca di Devonshire, dipinta da Gainsborough e da Reynolds (film del 2008 con Keira Knigthley). Molti sono doni del marito, che certe volte li disegnava pure, forse in riparazione alle sue scappatelle. Doveva averne fatte di tutti i colori quando le regalò una spilla di diamanti a forma di farfalla, che è valutata tra 25mila e 35mila sterline, mentre in altre numerose occasioni i gioielli donati sono più accessibili, un paio di piccoli orecchini d’oro a forma di foglia (500-700 sterline), una spilla a forma di scarafaggio con granato (700-900 sterline). I suoi magnifici abiti firmati da Givenchy, Balmain, Balenciaga, che occupavano una intera stanza della sua casina, sono tornati al castello, cosi come tutti i suoi documenti e la meravigliosa quotidiana corrispondenza con le sorelle: con Pamela che aveva sposato uno scienziato appassionato nazista; con Nancy, grandiosa, autrice di storie semiautobiografiche (Adelphi ha da poco pubblicato il molto divertente Non dirlo ad Alfred), inutilmente innamorata di un colonnello braccio destro di De Gaulle. Con Diana, che aveva lasciato un Guinness per sposare nel salotto di Goebbels Oswald Mosley, capo delle fascistissime camicie brune; con Unity, innamorata davvero di Hitler, che tentò il suicidio allo scoppiare della guerra, morendo nel maggio del 1948; con Jessica diventata comunista e fuggita con il cugino, nipote di Churchill, per seguire la guerra di Spagna, e poi emigrare negli Stati Uniti per occuparsi di diritti civili.
Deborah frequentava la famiglia reale, scrittori come Evelyn Vaugh e Alan Bennett, artisti come Lucian Freud, politici come Churchill e il presidente americano John Kennedy (con cui era imparentata, perché Kick, la sorella di lui, aveva sposato il fratello maggiore di Andrew, destinato quindi a diventare Duca di Devonshire, ma morto in guerra poco dopo il matrimonio e quindi passando il titolo e il patrimonio al fratello minore). Sei riproduzioni dei bei volti delle giovani Mitford, dai disegni di William Acton del 1937, sono in vendita a 500-600 sterline. I suoi amici le regalavano soprattutto libri con dedica affettuosa: da parte di John Kennedy (1500-2000 sterline), di Madonna (70-90 sterline) e da Evelyn Waugh una delle 50 copie destinate solo agli amici, con la dedica Debo and Andrew, with love from Evelyn, a very old fashioned story (15mi-la 20mila sterline). Le passioni vere della duchessa erano due, le galline e Elvis Presley, la cui canzone How Great Thou Art, accompagnò il suo funerale.
In un lotto con molti pezzi, valutazione 500-1000 sterline, ci sono dischi, libri, portachiavi, bicchieri, un telefono, magneti da frigorifero, una sciarpa, orecchini, tessuti, menu, portacenere, specchio e molto altro con la faccia del cantante defunto. Una famosa foto di Bruce Weber del 1995 ritrae la duchessa ridente, dai corti e ricciuti capelli bianchi, in sontuoso abito da sera con manto di taffetà, mentre nel giardino di Chatsworth, con in mano un secchio e un cucchiaio, dà da mangiare alle sue adorate galline. Una volta, invitando Oscar de la Renta a cena, mise come centritavola delle scatole di vetro, che contenevano pigolanti galline. Poi passò il compito ad altri e lei riempi la nuova casetta di galline di bronzo, di legno, di ceramica, tantissime all’asta: disegnate su carta, dipinte, scolpite, antiche come le due statuette dell’epoca Quing, o contemporanee, in legno firmate Nicolas Johnson, in terracotta firmate Anne Gascoigne: poi servizi di piatti, zuppiere e altro, sempre dipinti o a forma di gallina, da 50 a 3500 sterline. Anche dall’Italia sono arrivate molte offerte e il giorno dell’asta sarà un evento mondano come non ce ne sono più.