la Repubblica, 1 marzo 2016
Il caso della medicina indiana contro l’epatite C che può mettere sottosopra il mercato farmaceutico mondiale
L’Indian Patent Office sta per prendere una decisione che metterà sottosopra il mercato farmaceutico mondiale. Sarebbe impossibile, infatti, per tutte le autorità sanitarie del globo ignorare una sentenza che neghi il carattere innovativo del sofosbuvir – la medicina contro l’epatite C che, al costo di 30-40 mila dollari a trattamento sta facendo saltare il banco ovunque – negando insieme la copertura brevettuale. A giustificare il prezzo sono l’efficacia e l’innovatività, ma se la corte indiana decidesse che questa innovatività è solo nel marketing di Gilead, che la produce, tutti dovremmo chiederci perché stiamo pagando tanto. Gli indiani hanno una legge sui brevetti molto restrittiva nella definizione di innovazione e, supportati da Msf, sostengono che sofobusvir è la somma di molecole note e risultanti da ricerche pubbliche. Ovviamente Gilead nega. Ma la lezione indiana va oltre. Legare il brevetto all’innovazione con criteri stringentissimi e tagliare la testa ai mille farmaci copia che le aziende spacciano per nuovi: perché non lo facciamo anche noi? Magari riusciremmo a garantire i farmaci davvero innovativi tempestivamente ai malati.