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 2016  marzo 01 Martedì calendario

I consigli di Eco sul post mortem

Si vive di rimpianti e di occasioni mancate. Prendete la letteratura: alla morte di Umberto Eco, Bernard Pivot (in una bella intervista di Stefano Montefiori sul Corriere) ha detto che lo scrittore-semiologo avrebbe meritato il premio Nobel ma per l’Accademia di Stoccolma era troppo noto, come Philip Roth, e agli accademici non piace la popolarità: ma allora Günter Grass, Saramago, Vargas Llosa?
Certo, è difficile nutrire rimpianti a proposito di Eco che, Nobel a parte, in vita ha ottenuto tutto: successi di vendita e (un po’ meno) di lettori, riconoscimenti, traduzioni ovunque, una quarantina di lauree ad honorem, medaglie e decorazioni, persino diverse accuse di plagio. Che cosa si può pretendere di più? E in un giorno il suo libro postumo, Pape Satàn Aleppe, pubblicato dalla neo Nave di Teseo, ha venduto 75 mila copie.
Ora, come accade per i grandi che ci lasciano, si comincia a sentirne la mancanza. Che si traduce in pensieri molto profondi e malinconici tipo: «Chissà cosa direbbe Eco dell’aggettivo “petaloso”…». Già, chissà cosa direbbe. Intanto, rinunciando al condizionale, possiamo contare su quel che ha detto. Per esempio, in una Bustina di Minerva del 1990 Eco parlava della posterità: «Il postero, si sa, è vorace e di bocca buona». E invitava gli scrittori (e dunque, si presume, anche se stesso) a diffidare dell’uso del caro estinto da parte del postero. Suggerendo qualche accorgimento: 1. Evitare di lasciare appunti inediti «dai quali emerga che eravate perfetti idioti», oppure disseminarli, nasconderli con tanto di mappa (impenetrabile) per un impossibile ritrovamento. 2. Lasciare tra gli ultimi desideri il divieto di fare congressi immediati (sempre superficiali, inutili e autopromozionali), chiedendo, in nome dell’Umanità, che per ogni convegno organizzato entro dieci anni dalla morte i promotori versino un tot di milioni di euro all’Unicef. 3. Per le lettere d’amore o confidenziali, Eco consiglia varie strategie depistanti: tra queste, insinuare il post-dubbio, annotando in un diario fittizio osservazioni costernate su quanto le amiche di un tempo fossero burlone e inclini alla bugia e su quanti falsi emergano post mortem. Insomma, prepararsi adeguatamente il terreno. Se funziona, lo vedremo presto.