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 2016  marzo 01 Martedì calendario

A Nuoro c’è una classe con un solo bambino. L’ennesimo pasticcio burocratico della scuola

C’è soltanto una classe, nelle scuole di tutta Italia, dove la mattina non si fa mai l’appello. È una terza elementare di Nuoro e tra i banchi è rimasto un solo bambino. Ha quattro maestre tutte per sé, ma questo per lui non è di certo un privilegio. Francesco, lo chiameremo così, è la vittima innocente di un pasticcio burocratico e pedagogico che in questa scuola ha provocato il trasferimento di tutti gli alunni. Tutti, appunto, tranne Francesco. «Il risultato è che la scuola sta togliendo il sorriso al mio bambino – racconta il padre – Non possiamo accettare che ogni giorno pianga perché non vuole andare a lezione. Sbaglio, o la scuola dovrebbe essere un luogo di aggregazione e di scambio?».
Francesco ha otto anni. È un bambino studioso e timido, appassionato di calcio e pieno di amichetti. A scuola si è ritrovato a vivere un’esperienza che sta diventando drammatica. Da 15 giorni piange e non vorrebbe più andare a scuola. La mattina accusa improvvisi mal di pancia e prega i genitori perché lo riportino a casa il prima possibile. «Da qualche giorno è diventato triste, non sorride più», confessa una bidella. 

La storia inizia così. Di questa terza elementare (che all’inizio dell’anno era composta da 15 alunni) faceva parte anche un ragazzino troppo vivace. Non gli è stato assegnato un insegnante di sostegno e dopo tante proteste, i genitori degli altri compagni hanno chiesto il trasferimento dei figli. Il padre di Francesco, invece, ha pensato che fosse più giusto non isolare quel bambino irrequieto. «Per questo non abbiamo chiesto subito che anche Francesco venisse spostato in un altro istituto. Anzi, abbiamo fatto in modo che nostro figlio aiutasse il compagnetto difficile». A gennaio in classe si sono ritrovati in 5 ma da due settimane Francesco è solo. I bambini rimasti sono stati trasferiti e il ragazzino turbolento ritirato dalla scuola. «Ora anche noi abbiamo chiesto di poterlo trasferire – se la prende il padre – Ma nelle altre scuole non abbiamo trovato posto. La possibilità ci sarebbe in un solo istituto, solo che la dirigente è la stessa della scuola attuale e inspiegabilmente non ci consente di spostare il bambino». 
Provare a parlarle è missione impossibile. L’istituto, da quando è scoppiata questa polemica, è blindato come una caserma. I bidelli hanno l’ordine di non far entrare nessuno (neppure i genitori) e alla prima domanda la dirigente Maria Antonietta Corrias reagisce in malo modo. «Non devo raccontare nulla a nessuno di quello che succede qui dentro. Chiamo subito il 113». A scuola arriva la polizia e così la vicenda del bambino rimasto in classe da solo alimenta ulteriormente l’indignazione degli altri genitori. «Io lo vedrò oggi per la prima volta – si fa sfuggire l’insegnante di religione – Farò del mio meglio per tentare di rincuorarlo». 
I genitori di Francesco, comunque, non si sono arresi. E si sono già rivolti all’avvocato Elvira Evangelista che ha subito chiesto l’intervento della Direzione scolastica regionale: «Questa situazione sta turbando il bambino – dice il legale – Non capiamo perché la scuola si ostini a non voler trovare una soluzione ragionevole. Una norma specifica impone che le classi siano composte da almeno 15 studenti». Francesco, comunque, di questo pasticcio non ha capito nulla e ha solo una domanda da porre alla mamma: «Perché non posso andare a scuola con i miei amichetti?».