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 2016  marzo 01 Martedì calendario

Entro il 2016 metà delle aziende petrolifere americane farà bancarotta. Colpa dei motori elettrici

Houston abbiamo un problema. Anzi ne abbiamo tre, uno più grosso dell’altro. Non nello spazio, però, ma sottoterra, dove sta il petrolio. Qui infatti la Nasa non c’entra. A lanciare l’allarme nella capitale di Big Oil, cuore del Texas, sono infatti i protagonisti dell’industria petrolifera. Secondo una grande società di consulenza come la Deloitte, entro il 2016 metà delle aziende petrolifere americane farà bancarotta. Le piccole, probabilmente. Ma anche le grandi traballano. La scorsa settimana, durante la più grande convention annuale del settore, la Ihs Ceraweeek a Houston, questi mesi sono stati definiti «un inferno». Prima l’offensiva contro i combustibili fossili lanciata alla conferenza di Parigi sul clima, poi la guerra del petrolio scatenata dai sauditi che ha fatto crollare il barile a 30 dollari. E, quando si comincia a calcolare che il prezzo possa risalire un po’, già si delinea la prossima crisi: l’ascesa dell’auto elettrica.
La minaccia letale, al momento, i petrolieri sono riusciti a tenerla sullo sfondo. Secondo gli esperti, due terzi delle riserve petrolifere attuali devono restare sotto terra, se si vuole avere qualche speranza di evitare un aumento delle temperature superiore a due gradi. Per le aziende petrolifere, la cui ricchezza sono le riserve, sarebbe il crac. Per ora, però, la guerra all’effetto serra non ha ancora preso di petto il petrolio. Molto più urgente è la guerra scatenata dai sauditi contro i cowboys dello shale oil che, grazie al fracking, hanno inondato il mercato di più greggio di quanto si possa vendere. Ci sono almeno due milioni di barili al giorno di troppo, nei depositi. Così il prezzo è crollato. Nel giro di un anno o due, tuttavia, si è detto a Houston, fra fallimenti e ripresa della domanda, il mercato dovrebbe trovare un nuovo equilibrio, magari con il barile a 50-60 dollari.
Tuttavia il respiro per Big Oil sarebbe di breve durata. Altri due, tre anni e, nel 2023, il boom dell’auto elettrica creerà un altro surplus di petrolio che farà crollare i prezzi. I conti li fa un rapporto di Bloomberg New Energy Finance. Oggi, le auto elettriche sono lo 0,1 per cento del parco circolante e l’1 per cento di quelle vendute. Ma il boom è dietro l’angolo. Nel prossimo film, l’Aston Martin su cui salta sempre James Bond potrebbe essere elettrica (il modello è in preparazione). Porsche sta investendo un miliardo di dollari nell’elettrico. Non ci sono, insomma, solo Tesla, Toyota e Nissan. Gm sta per rilanciare con la Bolt, le case tedesche si preparano a sbarcare in massa: Audi, Vw, Mercedes e Bmw. I cinesi, Byd in testa, sono in corsa. Nei piani del governo tedesco ci sono un milione di auto elettriche su strada entro il 2020. In Giappone, ormai, ci sono più punti di ricarica elettrica (se si contano quelli nelle case) che distributori di benzina. Gli anni ’20, insomma, potrebbero essere quelli dell’auto elettrica. Il punto chiave sono i costi. Secondo Bloomberg, già nel 2020 dovrebbero esserci sul mercato auto elettriche con prestazioni uguali e prezzo più basso delle concorrenti a benzina. Il traguardo non è lontano. Un terzo del costo di un auto elettrica è dato dalla batteria. Oggi la batteria di un auto costa 145 dollari per ogni kwh. Ma i prezzi stanno scendendo rapidamente. I 125 dollari sono in vista, secondo gli esperti.
Già l’anno scorso, comunque, le vendite di auto elettriche sono aumentate del 60 per cento rispetto al 2014. È un ritmo interessante, simile a quello con cui, un secolo fa, la Ford T ha superato la carrozza a cavalli. E non è eccezionale: più o meno, la diffusione dei pannelli solari aumenta del 50 per cento l’anno. Ma se la diffusione dell’auto elettrica continuasse al ritmo del 60 per cento in più l’anno, calcola Bloomberg, nel 2023 Houston e Riad si ritroverebbero con due milioni di barili di petrolio in più rispetto alla domanda. E scatterebbe un crollo come quello del 2014. Se si ipotizza un aumento meno sostenuto il 45 per cento – la bolla di petrolio in eccesso si determinerebbe nel 2028. In ogni caso, con i numeri del rapporto, l’era di Re Petrolio si è chiusa: nel 2040, il 35 per cento delle macchine in circolazione sarà elettrica. E le altre, ha detto a Houston il ministro americano per l’Energia, consumeranno metà della benzina di oggi.