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 2016  marzo 01 Martedì calendario

Rubinetti in oro, lenzuola di seta e maxischermo. Sul jet di Donald Trump

È successo anche ieri, prima in Virginia (dove Trump è stato contestato) e poi a Valdosta, in Georgia, come ormai avviene ogni giorno. Un Boeing 757 con l’enorme scritta Trump è apparso in cielo, e invece di puntare dritto verso la pista di atterraggio ha cominciato a volteggiare. Così, giusto per farsi notare, prima dei comizi con cui lui voleva chiudere la partita del «Super Martedì» di oggi.

«Trump Force One»
Qualunque altro politico, se fosse ricco, farebbe il possibile per nasconderlo: non depone bene, per la sua onestà e popolarità. Donald invece ostenta la sua ricchezza, come dimostrazione del proprio successo personale, e del successo che promette all’America e a tutti i suoi cittadini. Uno dei simboli di questa opulenza è il suo aereo privato, che ormai tutti chiamano «Trump Force One», facendo il verso all’Air Force One presidenziale.
L’apparecchio è un Boeing 757-200, per la verità non nuovissimo. Era entrato in servizio nel maggio del 1991, nella flotta della defunta linea low-cost danese Sterling Airlines, ma un paio di anni dopo era passato alla messicana Taesa, altra linea a basso costo ormai fallita. Nel 1995 l’aveva comprato Paul Allen, cofondatore della Microsoft, che lo aveva usato per 15 anni, prima di rivenderlo a Trump nel 2011. 
Donald però lo ha ristrutturato a sua immagine e somiglianza, spendendo migliaia di dollari. Tutte le parti metalliche della cabina, dalle cinture di sicurezza ai rubinetti del bagno, sono coperte da oro a 24 carati. L’aereo era stato disegnato per ospitare 239 passeggeri, ma lui lo ha ridotto a 43 posti, tutti di prima classe. Ha un’autonomia di 16 ore di volo, e i suoi motori Rolls Royce possono spingerlo fino a 500 miglia orarie. Trump dorme in una stanza con letto matrimoniale coperto di seta, dotata di doccia. Poi c’è la stanza per gli ospiti, con due divani che si trasformano in letto a due piazze, e una sala da pranzo attrezzata per qualunque banchetto, con l’insegna di famiglia cucita sulla spalliera delle poltrone. La connessione wi-fi è disponibile in ogni angolo del jet, e nel soggiorno c’è un maxi schermo da 57 pollici con accesso a un catalogo di oltre mille film. 
Tutto questo non è un segreto, perché Donald stesso lo ha fatto pubblicare con un video sul suo canale di YouTube, dove le immagini dell’interno dell’aereo sono presentate da Amanda Miller, protagonista anche del suo reality show «The Apprentice». La campagna elettorale di Trump rimborsa la linea aerea di Trump per le spese relative all’uso del jet: 2 milioni di dollari nel 2015, secondo i dati ufficiali della Federal Election Commission, più 537.436 dollari nel solo gennaio scorso. Il caucus in Iowa è stato il primo appuntamento in cui Donald ha dormito una notte fuori dal suo letto: fino ad allora prendeva l’aereo la mattina, faceva i comizi, e la sera tornava a dormire nella Trump Tower sulla Fifth Avenue di Manhattan.

I soldi come arma politica

Tanto sfarzo può sembrare pacchiano, e infatti il sito Politico ha già fatto una parodia allucinante di come sarebbe il suo esordio alla Casa Bianca: oro alle pareti, ritratti dei predecessori tipo Carter e Bush padre rimossi, due jacuzzi nel bagno, il cattivo ragazzo del basket Dennis Rodman, e quello dello spettacolo Haward Stern, in prima fila al giuramento. Scherzi a parte, però, perché quando Mitt Romney ha alluso alla presenza di una «bomba» nelle dichiarazioni dei redditi nascoste finora da Donald, ha detto che «potrebbe non essere così ricco come dice»? Perché Trump ha fatto della ricchezza un’arma politica, che serve a due scopi: primo, dimostrare il suo successo personale, che promette di estendere agli americani; secondo, perché lo fa apparire incorruttibile, infatti autofinanzia la sua campagna. Le operazioni elettorali erano cominciate nel suo ufficio sulla Fifth Avenue, e la responsabile della comunicazioni resta la fidata Hope Hicks, ex modella assunta nella sua compagnia. Dunque se stasera Donald sarà ancora il probabile candidato repubblicano alla Casa Bianca, lo dovrà in buona parte alla sua ricchezza ostentata come una dote.