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 2016  marzo 01 Martedì calendario

Un secolo di Dadaismo

Zurigo celebra, con 165 giorni di feste e eventi fino al 18 luglio, il Dada, importante movimento europeo di cultura, dove nacque esattamente 100 anni fa. Anche se il nome è coniato appena il 18 aprile, il suo primo evento si è infatti svolto il 5 febbraio al Cabaret Voltaire che, dopo complesse vicende, esiste ancora nella Spielgasse. Oggi è nel centro città; ma allora, era una stradina malfamata della vecchia Zurigo. E qui, va in scena la prima “soirée”. Hugo Ball, che ne era tra gli organizzatori, rievoca una «sala piena, e molti non poterono trovare posto a sedere». C’erano Tristan Tzara, Marcel e Georges Janco; anche Hans Arp. Dipinti appesi, poesie lette da Tzara, che se le era portate nella tasca della giacca. Da allora, ogni sera un programma diverso. Leggono i versi anche Vasilij Kandinskij e Blaise Cendran; canta Madame Lecomte; musiche, tra gli altri, di Liszt, Debussy, Skriabin e Strawinsky.
Ancora Ball: «Arp si leva contro le ampollosità degli dei della pittura (gli impressionisti)». Il 14 maggio, una serata francese. Intanto, Tzara scrive a altri artisti: Max Jacob, Apollinaire; in Italia, i due De Chirico (Giorgio e Alberto Savinio) che sono a Ferrara. Il primo numero della rivista Dada esce a luglio. Come pure “Cabaret Voltaire”, antologia di 32 pagine con tutti i nomi migliori. Scrive Bell una sera: «Siamo in cinque; la cosa più strana è che non siamo mai simultaneamente in completo accordo, anche se lo siamo sulle cose principali». Del 1918 il Manifesto, di Tzara: «Dada non significa nulla». E così Arp descrive una serata: «Pandemonio totale». Ball indossava un costume strano, da presunto Vescovo magico.
IL RIFUGIO
Zurigo, allora, era un riparo dalla guerra, nella neutrale Svizzera. Non soltanto per i dadaisti. Ci stavano pure, per elencarne qualcuno, Thomas Mann, James Joyce, Stefan Zweig; e, per un anno, nella medesima Speilgasse, perfino Vladimir Ilich Ulijanov detto Lenin, con Nadeshda Krupskaia, sua moglie: tornerà in Russia nel 1917, su un vagone di treno dichiarato zona extraterritoriale. Dadaismo, secondo loro stessi, era anti-arte: «Una rivolta per la rivolta, senza secondi fini», spiega Arturo Schwarz, il massimo esegeta. L’esperienza si espanderà parecchio, ma durerà poco; per sfociare poi nel Surrealismo. Sempre Schwarz: «Max Ernst, Francis Picabia, Marcel Duchamp sono più poeti e pensatori che artisti in senso tradizionale». Il primo “Readymade” di Duchamp, La ruota di bicicletta, 1913, è montato su uno sgabello; il secondo, Portabottiglie, appeso l’anno dopo sul soffitto. Dada nega qualsiasi valore e canone estetico dell’arte: tradizionale, ma addirittura d’avanguardia.
Sei mesi dopo l’esordio del movimento, il 23 giugno, chiude il cabaret Voltaire, e Ball lascia l’Europa. In tempi più recenti, l’immobile va in rovina. Nel 2002, lo occupano un gruppo d’artisti, che si definiscono Neo-Dadaisti: tre mesi di grandi eventi, il palazzo restaurato e ridecorato. Dopo poco, sgomberato dalla polizia. Alla fine, si affigge una targa marmorea, con tanto di «riposi in pace» per il movimento, a ricordo della breve occupazione. L’edificio riprende la vita precedente: mostre e eventi significativi, frequentato il negozio che vi è annesso. Vi si è celebrato l’anniversario. E nello stesso giorno, hanno aperto mostre importanti al Museo nazionale e alla Kunsthaus; una si intitola “Ossessione Dada”; un’altra “Il mondo Dada ricostruito”: oltre 200 opere con Tristan Tzara come protagonista. Con loro, le “Serate del Cubismo ideologico”; un’esposizione, Dada Afrika, studia (mai fatto prima) gli influssi sull’arte del continente che il movimento ha avuto; altri eventi fino a luglio.
I LUOGHI
La mostra alla Kunsthaus presenta tutti i maggiori nomi: da Arp a Breton ed Ernst, e accompagna le opere oltre cento documenti originali; da giugno fino a settembre, sarà poi a New York, al MoMa. A Zurigo, seguirà una retrospettiva di Picabia. La città ridonda di luoghi che ricordano la remota ma rivoluzionaria esperienza.
L’ottava serata Dada avvenne al Kaufleuten nel 1919: oltre mille partecipanti; e la settima, in un palazzo rococò sul fiume: ci sono ancora. Al pari della Zunfthaus zur Waag, ora ristorante famoso, dove ci fu la prima ufficiale, luglio 1916. Rievocano i tempi dell’unico movimento, con il surrealismo, «non limitato a una rivoluzione visiva», ma che ha compreso (Schwarz) anche una radicale innovazione culturale; «cercavamo un’arte elementare che curasse gli uomini dalla follia dell’epoca, un ordine nuovo», spiegava Arp; e «il dadaista inventava scherzi per togliere il sonno alla borghesia». Accadeva giusto un secolo fa.