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 2016  marzo 01 Martedì calendario

Volete un lavoro? Mettetevi in coda

Professione? Codista. No, non avete letto male. È un neologismo per indicare chi svolge file per gli altri. Attenzione, non un lavoretto in nero e in barba al fisco. Si tratta, invece, di una professione regolata da un contratto collettivo nazionale, retribuita a ore dai clienti che, dopo il pagamento, ottengono una ricevuta fiscale.
«Le code per fortuna in Italia non mancano mai e, una volta tanto, l’odiata burocrazia si è trasformata nella mia migliore alleata – dice Irene Xotta, 41 anni, di Novara – perché sempre più persone non hanno tempo o voglia di fare la fila agli sportelli e si affidano a me che ho fatto di banche, Poste e agenzie delle Entrate il mio pane quotidiano».
In effetti, si stima che ogni italiano trascorra circa 400 ore (16 giorni) all’anno in fila con un costo, dice il Codacons, di 40 miliardi di euro. Tra l’altro, lo scorso anno l’Istat ha spiegato come fra il 2003 e il 2013 sia in media «aumentata sensibilmente la quota di coloro che per sbrigare pratiche attendono anche più di 20 minuti». Senza considerare che districarsi fra pile di moduli e bollette spesso è complicato.
«Ero rimasta disoccupata e ho saputo che Giovanni Cafaro, il primo codista professionista, realizzava corsi per insegnare i suoi segreti – ricorda Irene —, così mi sono abilitata: non immaginavo quanto fosse difficile affrontare la burocrazia». Il primo scoglio è stato trovare persone disposte ad affidarle incarichi. «Ho iniziato distribuendo volantini – prosegue Irene – e sono stata subito contattata per ritirare degli esami clinici. Questo mi ha invogliato a continuare e ho iniziato a pubblicizzarmi sul web e sui social».
La clientela ora è cresciuta. «Mi chiamano per singole commissioni come i biglietti dei concerti o dello stadio ma ho una decina di persone che si affida stabilmente e mi consente di guardare al futuro con ottimismo: sono sia anziani sia professionisti». Il segreto per ingranare è la fidelizzazione. «Occorre preparazione, precisione e serietà per ottenere la fiducia – argomenta – perché tra l’altro il nostro ufficio è la casa del cliente dove entriamo almeno un giorno prima della loro scadenza per ritirare le bollette, compilare moduli o deleghe e per ricevere soldi: gli anticipi e poi i pagamenti a fine servizio». L’orario di lavoro di solito segue quello degli sportelli aperti al pubblico: dalle 8 alle 14. «Siamo pagati in base al tempo realmente trascorso in coda e riceviamo 10 euro l’ora su cui poi paghiamo il 20 per cento di tasse – conclude Xotta —, ma ogni tanto lavoriamo anche di pomeriggio perché arrivano richieste di ogni tipo: dall’acquisto in Rete di estrattori per succhi a chilometriche file sin dall’alba per comprare l’ultimo modello di smartphone: è un mestiere che non annoia».
Non tutti però puntano solo ai privati. «Ho circa 10 clienti fissi ma sto provando ad allargarmi con le aziende – esordisce Chiara Bresciani, 40 anni, di Milano – perché posso fare risparmiare loro molti soldi evitando che i dipendenti perdano giornate in coda».
In effetti, secondo una ricerca del 2015 del Censis, le aziende italiane «solo» per pagare le imposte impiegano in media 269 ore all’anno (33,6 giorni lavorativi), contro le 110 ore necessarie nel Regno Unito, 137 in Francia e 218 in Germania. Per l’ufficio studi della Cgia di Mestre, le aziende spendono per la burocrazia fra i 7 e i 12 mila euro annui. Numeri che potrebbero aprire varchi ai professionisti delle file. C’è già chi pensa in grande.
«Sono un ex imprenditore – dice il marchigiano Riccardo Pizzuti, 37 anni – e so quanto la pubblicità sia l’anima del commercio: mi farò conoscere da tutti anche tramite spot radio e tv». Altri, vanno meno di fretta. «È il lavoro ideale per me che volevo trovare un part-time che mi sostenesse economicamente – spiega Matteo Andriolo, 31 anni, di Bergamo – e mi lasciasse coltivare la passione della vela». Motivazioni e storie diverse ma la tribù dei codisti ha in comune la voglia di battere la crisi e trovare un lavoro.
«Il contratto nazionale che ho depositato – spiega Giovanni Cafaro, 42 anni, inventore dei corsi – regola diritti e doveri anche nel caso in cui un’azienda decidesse di assumere a tempo indeterminato e contrasta il lavoro nero. Per questo ho scritto al presidente della commissione europea, Jean-Claude Junker, che mi ha risposto mentre ho chiesto udienza al governo italiano per spiegare la potenzialità del contratto ma non ho ancora ricevuto inviti». Cafaro, però, non demorde. Del resto, ha saputo trasformare la sua pazienza in una vera professione.