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 2016  marzo 01 Martedì calendario

Armani, il trionfo del velluto nero

La settimana della moda che si è chiusa ieri a Milano non lascia adito a dubbi: eclettismo e personalizzazione estrema del look sono il mantra del momento. Il movimento è iniziato da alcune stagioni, ma ha da ultimo raggiunto l’acme in una ricerca disperata di individualismo che alla peggio puó diventare celebrazione dell’accumulo con sfumature di ridicolo. Chi vorrà essere à la page nel prossimo futuro non ha che da indossare il meglio del proprio guardaroba, tutto insieme, alla rinfusa. Gli oppositori sono un drappello sparuto e temerario.
Lo guida Giorgio Armani, che della sottrazione ha fatto insieme una inconfondibile cifra estetica e una rigorosa scelta etica. Concentrato e a fuoco, al caos che avanza Armani oppone lo splendore sommesso del velluto nero: opaco, opulento, assoluto. È fatta quasi tutta di velluto la nuova collezione, e poco o nulla concede al decorativismo, non fosse per un sostanzioso passaggio a fiori, non del tutto convincente. «Dopo la fiera delle vanità, volevo qualcosa che annullasse, che lavasse di dosso l’esasperazione dello sforzarsi di stupire ad ogni costo – dichiara Armani backstage, perentorio ma in qualche modo meno intransigente del solito -. Volevo anche mandare un messaggio chiaro e inequivocabile al mio pubblico. Il velluto è un materiale che ho sempre usato nelle mie collezioni: mi stimola la morbidezza, la tattilità, la reazione alla luce di questo tessuto. Oggi ne ho esplorato ed ampliato il potenziale, declinandolo in tutte le forme tipiche del mio stile».
La prova ha la proverbiale esattezza armaniana: è velata di una androginia morbida e sofisticata che si evolve, si sfalda e si illanguidisce fino a diventare, di sera, visione di eleganza insieme carnale ed evanescente. Si parte con il classico tailleur pantalone, cui la combinazione di velluto nero e crêpe beige conferisce una allure nuova, e si chiude con una colata di nero poetico e senza peso, e una garbata concessione al nude look. La silhouette è lunga e fluida.
Le gambe non si scoprono perchè in questa temperie sarebbe inopportuno. «Non c’è nessuna ricerca spasmodica di nuove forme – aggiunge Armani -, ma una riflessione su temi che mi sono congeniali da sempre». Un lavoro di sottrazione di questo tipo, naturalmente, richiede nella realizzazione dei capi una perizia e una sapienza tutte italiane, che lo stilista così riassume, orgogliosamente. «Dobbiamo prendere il toro per le corna e fare quel che davvero ci riesce bene. Dobbiamo farlo adesso. Il nostro patrimonio è unico e l’eleganza che le nostre mani italiane riescono a produrre ineguagliabile». Nulla da aggiungere.