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 2016  marzo 01 Martedì calendario

La guerra nella giungla di Calais

Dopo giorni di attesa, in un’atmosfera pesante e surreale, sotto un cielo finalmente libero da nuvole e in un freddo glaciale, ieri è iniziato lo sgombero parziale della «giungla» di Calais, la baraccopoli di migranti più grande d’Europa subito a Nord della città. I primi bulldozer sono arrivati in mattinata. E i primi scontri con i profughi all’inizio del pomeriggio: loro tiravano pietre verso le forze dell’ordine, in assetto antisommossa. Queste rispondevano con i gas lacrimogeni. Cinque i poliziotti feriti, anche se in maniera leggera. Ma la delicata operazione di smantellamento continua in questi giorni: sotto gli occhi attenti e critici delle Ong e delle telecamere delle tv di tutta Europa.
Corpi speciali
Nel primo mattino all’entrata del campo si sono allineati più di trenta furgoni e due camion dei Crs, corpo speciale della polizia francese. Con loro si trovava Fabienne Buccio, il prefetto del dipartimento Pas-De-Calais, che ha voluto con determinazione questo sgombero parziale. Riguarderà la parte Sud della «giungla»: secondo le autorità è abitata da mille persone (3.450 per le Ong). Le stime variano fra 3.700 abitanti (dati ufficiali) e 7 mila (associazioni). 
Una volta terminato lo smantellamento in corso, resteranno in piedi le baracche della parte Nord (come le altre, costruite con pali di legno e teli di plastica, in mezzo al fango, che qui è perenne). E poi il campo container, inaugurato nel novembre scorso.
Questi container rappresentano il primo intervento concreto dello Stato francese per mettere un tetto sulla testa dei disperati di Calais, da quando i migranti che vagavano nella città erano stati spostati di forza in quest’area, nella primavera 2015. Ma in realtà è dal lontano 2002, quando Nicolas Sarkozy era ministro degli Interni e ordinò la chiusura di Sangatte, che nella città non era stato più aperto un campo d’accoglienza. I governi che si sono succeduti (di destra e di sinistra) si sono sempre giustificati sottolineando che non volevano incoraggiare i migranti a insediarsi in maniera definitiva. E poi, si ripeteva, i profughi ambivano all’Inghilterra e non alla Francia. 
I container attuali possono ospitare fino a 1500 persone: 14 in ognuno, senza alcuna intimità. Non ci sono docce: bisogna andare a quelle comuni del campo, a circa 400 metri. Sono state costruite dallo Stato solo dopo che ha perso un processo promosso dalle Ong per «costringere» le autorità a installare gli impianti sanitari.
Ieri il prefetto Buccio, che controllava a distanza, ha giustificato la presenza massiccia dei poliziotti «per permettere agli assistenti sociali di lavorare in sicurezza. Stanno cercando di convincere i migranti ad andarsene. I problema è che nella giungla vivono almeno 150 affiliati di No Border, che strumentalizzano i profughi e li aizzano». Tre militanti di quell’associazione sono stati fermati ieri pomeriggio, dopo che sono iniziati gli scontri. 
Nuovi insediamenti
A fine giornata, comunque, è stato «ripulita» un’area di 10 mila metri quadrati. L’operazione continua oggi e la tensione resta alta. Ieri vari sfollati hanno trasportato materassi e bombole di gas all’interno della «giungla», dove sono tornati a insediarsi, anche perché nei container restano poche decine di posti liberi. Per il resto, la prefettura sta proponendo lo spostamento in centri di accoglienza disseminati in tutta la Francia (solo temporanei, aperti per qualche mese). «In tanti non accettano: puntano ancora al Regno Unito – sottolinea François Guennoc, dell’associazione L’Auberge des migrants –. Non vogliono spostarsi da Calais o dalla costa. Si costruiranno un nuovo ricovero di fortuna altrove: ora, in pieno inverno. Ecco il risultato di questo sgombero». Andranno nella «giungla Nord». O forse a una quarantina di chilometri, a Grande-Synthe, dove un campo nato da pochi mesi già ospita più di 2 mila profughi. Altri se ne segnalano nelle vicinanze di Caen e Cherbourg. E poi in altre località sulla costa verso il Belgio. Intanto ieri sera, dopo il tramonto, almeno 150 migranti hanno cercato di forzare l’entrata del porto di Calais, ma sono stati fermati dalla polizia.