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 2016  marzo 01 Martedì calendario

Nella Seconda guerra mondiale c’erano donne che pilotavano aerei, sganciavano bombe e portavano la divisa. Ma non erano soldati e quindi non possono essere sepolte nel cimitero militare di Arlington

Le chiamavano Wasp, da non confondere con il più famoso acronimo di White Anglo-Saxon Protestant. Anche quelle ragazze, in effetti, erano perlopiù bianche-anglosassoni-protestanti ma erano pure le Women Airforce Service Pilots: le prime 1100 a pilotare un aereo da combattimento Usa, pioniere dell’aria che durante la Seconda guerra mondiale addestrarono centinaia di uomini a stare alla cloche e a bombardare, in un’America sempre più a corto di maschi perché chi aveva l’età giusta finiva al fronte.
Elaine Harmon faceva parte di quell’esperimento. Nel 1944, alla chiusura dell’ultimo corso, il comandante dell’Us Air Force, Henry «Hap» Arnold, ammise che all’inizio aveva dubitato «che una ragazzina potesse prendere il controllo di un B-17. Ora so che le donne possono farlo, come gli uomini». Ci sono voluti 71 anni prima che il Pentagono spalancasse le porte alle soldatesse – solo lo scorso dicembre il segretario alla Difesa Ashton Carter ha annunciato che possono partecipare a qualsiasi fase del combattimento – ma altre porte restano chiuse per l’avanguardia alata che pilotò quegli aerei da guerra.
Elaine Harmon è morta lo scorso aprile, a 95 anni, e nel testamento ha chiesto che le sue ceneri fossero seppellite ad Arlington, il cimitero militare degli eroi. Invece, racconta il New York Times, l’urna si trova ancora nell’armadio della figlia a Silver Spring, sobborgo di Washington. Il Pentagono ha risposto «no» perché, «tecnicamente», le Wasp non hanno mai fatto parte dell’esercito.
Il rifiuto è andato di traverso alla prima donna pilota al fronte e poi al comando di una squadra combattente, Martha McSally, diventata nel frattempo deputata repubblicana per lo Stato dell’Arizona: a gennaio ha presentato al Congresso un progetto di legge per consentire la sepoltura ad Arlington che sta raccogliendo un ampio consenso bipartisan. Di certo ha l’appoggio di Barack Obama che nel 2009 ricevette Elaine alla Casa Bianca con tutti gli onori.
Indossavano la divisa, facevano il saluto militare e portavano armi. Hanno testato i bombardieri che uscivano dalle fabbriche e li hanno fatti volare fino alle basi, da un capo all’altro degli Stati Uniti. Soprattutto, hanno addestrato le reclute a sparare e colpire in volo. Si aspettavano di essere integrate nell’aviazione militare, ma il programma fu cancellato dopo appena due anni, quando ormai la guerra del cielo contro la Luftwaffe era vinta e Washington decise di sferrare l’attacco decisivo ai nazisti via terra. Solo nel 1977 sono stati riconosciuti alle Wasp i benefici dei veterani ma non lo status militare, e quindi il diritto ad essere sepolte ad Arlington.
Elaine non deve combattere post-mortem soltanto contro la legge. «Arlington non avrà più spazio per le sepolture entro il 2030 – ha ammesso l’Us Army in un comunicato –. Ci siamo impegnati a mantenere il cimitero attivo il più a lungo possibile per continuare ad onorare gli eroi militari della nazione». Le Wasp, insomma, non sono considerate delle eroine e poco importa se tra i bianchi filari di Arlington riposano, oltre a 400 mila veterani, anche le loro spose e perfino un soldato nazista morto in prigionia.
Trentotto Wasp – addestrate a Sweetwater in Texas, dove oggi c’è un piccolo museo – persero la vita in servizio, a nessuna lo Stato pagò il funerale. Quando il programma finì, qualcuna restò in volo come hostess ma nessuna grande compagnia aerea ebbe il coraggio di assumerle come piloti di linea. Ne restano in vita un centinaio e soltanto due, finora, hanno chiesto di essere tumulate ad Arlington.
«Queste donne sono state per me amiche, mentori e incoraggiatrici – ha detto in tv la deputata McSally –. Un aereo se ne frega se sei maschio o femmina. Quello che importa è saper volare, e sganciare le bombe».