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 2016  marzo 01 Martedì calendario

Che bella cosa poter scrivere di Ennio Morricone, l’Oscar di quest’anno per la musica, un genio assoluto e un uomo così semplice che quando ci parli sembra di chiacchierare con l’uomo che la mattina ti vende il pane fresco, la sua cara inflessione romanesca, la moglie Maria alla mano come lui e in mezzo ai due tanta intelligenza, tanto amore, tanta autenticità

Che bella cosa poter scrivere di Ennio Morricone, l’Oscar di quest’anno per la musica, un genio assoluto e un uomo così semplice che quando ci parli sembra di chiacchierare con l’uomo che la mattina ti vende il pane fresco, la sua cara inflessione romanesca, la moglie Maria alla mano come lui e in mezzo ai due tanta intelligenza, tanto amore, tanta autenticità.

Però noi abbiamo il compito di raccontare gli Oscar, Di Caprio eccetera.
Sbrigherò al più presto il mio mestiere di cronista ricordando quello che comunque a questo punto tutti sanno, e cioè che miglior film è stato giudicato Spotlight, regia di Tom McCarthy, la storia di come i giornalisti del Boston Globe smascherarono i preti pedofili e la copertura fornita loro dalle gerarchie ecclesiastiche (il Vaticano tace, ma questa scelta non gli è piaciuta). Ha fatto poi sensazione, perché gli era sfuggito per cinque volte e si pensava che sotto sotto ci fosse una specie di anatema, l’Oscar a Di Caprio, come miglior attore, per The Revenant. Di Caprio, ambientalista convinto, ha raccontato che per girare le scene con la neve si sono dovuti spingere fino al Polo Sud. «Il cambiamento climatico sta minacciando la specie umana. Dobbiamo lavorare insieme e smetterla di posticipare, smetterla di sostenere leader che parlano per chi inquina ma non per gli indigeni che saranno toccati da questi cambiamenti. Non diamo per scontato questo pianeta come io non davo per scontata questa serata». Miglior attrice Brie Larson per Room (battute, tra le altre, Cate Blanchett e Charlotte Rampling). Miglior regia: Alejandro Iñárritu, abbastanza clamoroso perché aveva vinto anche l’anno scorso (con Birdman, quest’anno il film era quello con Di Caprio, The Revenant). La cerimonia s’è svolta nella notte tra domenica e lunedì al Dolby Theatre di Los Angeles. Era l’88a edizione del premio.  

Veniamo a Morricone.
Ennio aveva già ricevuto il Golden Globe e impresso la sua impronta nella Walk of Fame, tredicesimo italiano di una serie che comprende la Tebaldi, Toscanini e Rodolfo Valentino. Le premesse per il trionfo c’erano tutte, però il nostro uomo è rimasto incerto fino all’ultimo se andare o no, s’era rotto un femore e non gli piace l’aereo. E poi c’erano le delusioni delle altre sei volte (nominato e mai scelto), a cui quelli dell’Oscar avevano tentato di rimediare col premio alla carriera nel 2007. Ma stavolta era tutta un’altra cosa: si trattava di correre non per la carriera, ma per un film, The Hateful Eight di Tarantino che l’anno scorso, venendo in Italia a ritirare il Donatello, aveva convinto la moglie Maria, essenziale nella vita del musicista, che infatti adesso le ha dedicato l’Oscar. Convinta Maria, ha detto subito sì anche Morricone. Tarantino tra l’altro, nelle sue vecchie pellicole, aveva saccheggiato gli spartiti di Morricone, andando a pescare persino la colonna sonora di Da uomo a uomo, western dimenticato del 1966 diretto da Giulio Petroni. Quando è stato fatto il suo nome, gli spettatori della cerimonia si sono alzati in piedi e gli hanno dedicato una straordinaria standing ovation. Del resto Morricone negli Stati Uniti è una star e l’Oscar ha solo coronato la grande considerazione in cui è tenuto. Ai Golden Globes Tarantino aveva detto: «Per quel che mi riguarda Morricone è il miglior compositore. E quando dico “compositore” non faccio riferimento a quel ghetto che è la musica per il cinema. Faccio riferimento a Mozart, a Beethoven, a Schubert».  

Lei ha detto che si tratta di un uomo dai modi semplici e disarmanti.
Sì, tutto il contrario del trombonismo da cui siamo circondati. Alla frase di Tarantino ha risposto ringraziando con un sorriso, ma precisando che l’importanza dei musicisti la stabiliscono i secoli. Io l’ho conosciuto decenni fa a Chianciano, dove eravamo convenuti in parecchi per giocare una simultanea di scacchi contro Karpov. Nessuno sapeva chi fosse, e io lo scoprii chiacchierando con la moglie casualmente seduta accanto a me. Detto questo, va aggiunto che l’aspetto quasi dimesso non deve ingannare: l’uomo è uno sperimentatore formidabile, un avanguardista mascherato. Senta per esempio quello che pensa del silenzio e del rumore. Sul silenzio: «Il silenzio è la parte più segreta e intima della musica. Qualche tempo fa Riccardo Muti ha eseguito a Chicago una musica che scrissi nel ricordo della tragedia delle Twin Towers e che ho chiamato, non a caso, Voci dal silenzio. C’è un istante, dopo un grave trauma, in cui tutto si ferma. Tutto tace. È in quel momento che il suono manifesta la sua forza. Viviamo invece in una società del rumore che ha sconfitto il silenzio». Ma anche il rumore è materiale creativo: «I rumori non sono difetti, non sono errori (…). Sono una fonte di ispirazione, perfino sgradevoli ma di brutale bellezza, densi di esperienza e di vita. Nei western di Sergio Leone misi anche colpi di frusta, di martello, di campane. E poi la voce umana, ma usata come uno strumento. Voce che canta, che fischia, che si schiarisce la gola, che schiocca la lingua… In una partitura dedicata all’inverno misi perfino dei colpi di tosse».  

Suo atteggiamento nei confronti della musica contemporanea?
«I Metallica da anni aprono i loro concerti con le note di The Ecstasy of Gold da Il buono, il brutto e il cattivo, e la cosa mi ha sempre divertito molto, perché io con la loro musica non ho nulla a che fare!» Però Pasolini gli chiese per Uccellacci e uccellini una canzoncina che avrebbe potuto cantare Modugno e lui gli compose una filastrocca.  

Ma quanti film ha fatto?
Cinquecento si dice, guadagnando molto. Ha investito tutti i soldi in mille metri quadri affacciati sulla piazza del Campidoglio. Anche se ha 87 anni, fa footing ogni mattina. Come pista, adopera proprio il suo appartamento.