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 2016  febbraio 27 Sabato calendario

Renato Soru è rimasto solo

Finisce l’era di Renato Soru in Sardegna. Colui che è stato a lungo il dominatore del Pd nell’isola, ex-presidente della Regione, tuttora europarlamentare e segretario regionale pidiessino, si ritrova con un partito diviso e in ebollizione che non riesce più a governare.
Per esempio nel capoluogo regionale, Cagliari, è il caos.
Alle prossime elezioni amministrative si ricandiderà a sindaco il sellino Massimo Zedda (a capo di una giunta Pd-Sel) e una parte del Pd ha deciso di appoggiarlo ma allargando la maggioranza al partito sardo d’azione e al Ncd.
Un’altra parte del partito però è contraria all’apertura a destra, tanto che l’ex-segretaria regionale Pd (nonché ex-consigliere regionale ed ex-sottosegretaria nel governo Renzi, dimissionaria in seguito al coinvolgimento nell’inchiesta spese pazze in Regione), Francesca Barracciu, ha scritto su twitter: «Nulla da dire stavolta Renato Soru?
Infatti quando lei vinse le primarie per le Regionali del 2014 Soru e il Pd si opposero a una grande alleanza da lei proposta cheribattezzarono “un’ammucchiata”. Tanto che lei dovette abbandonare a favore del secondo classificato, Francesco Pigliaru, che poi vinse le elezioni. Passato oltre un anno, adesso va di moda il partito della nazione e quindi le alleanze si possono allargare senza colpo ferire ma all’interno del Pd è scontro e ne viene travolto anche il deus-ex-machina Soru.
Il bello è che Sel, altrove in contestazione col Pd, a Cagliari non solo flirta col partito di Matteo Renzi ma accetta anche che gli alfaniani entrino nella coalizione. Tanta originale permissività in fatto di alleanze è confermata dal senatore sardo di Sel, Luciano Uras: «Il centrosinistra sardo coincide oggi con la coalizione di governo alla regione e mira a confermarsi per le prossime amministrative in ogni realtà locale chiamata al voto. Riteniamo che per evitare confusione sia opportuno definire criteri condivisi per eventuali allargamenti dell’alleanza e per la definizione di un comune atteggiamento etico-politico per la composizione delle liste».
Perché a Cagliari sì e a Roma e Milano no? Misteri della politica. Intanto Soru si è autosospeso: in direzione è andato sotto, lui non si è dimesso ma l’autosospensione sembra essere una foglia di fico, il suo destino è segnato.Anche il gruppo Pd in Regione è ai ferri corti con lui (col presidente Pigliaru i battibecchi sono all’ordine del giorno). Sono esplose divergenze sulle scelte urbanistiche, sui trasporti, sulle politiche territoriali, sul bilancio.
A trovarsi in estrema difficoltà è il capogruppo in Regione, Pietro Cocco, fedelissimo di Soru. Stretto tra l’incudine e il martello sarà presto sostituito ed è un ulteriore segnale dello sgretolamento del potere un tempo granitico di Soru. Il de profundis è stato celebrato a Oristano, dove alla direzione regionale si sono presentati, alleati, tre big sardi del partito, Antonello Cabras, Paolo Fadda e Silvio Lai, che hanno formalmente abbandonato Soru e ne hanno chiesto le dimissioni.
Intanto le dimissioni dalla segreteria regionale le hanno date loro. Insieme a Giuseppe Frau, Romina Mura, Dolores Lai, Maria Francesca Fantano. Soru è stato abbandonato al proprio destino.
Il fatto è che anche in Sardegna si è alla vigilia di un’importante tornata di elezioni amministrative e quindi il Pd rischia grosso se rimane in questo stato, con un segretario regionale autosospeso, le principali correnti interne che ne chiedono le dimissioni, la segreteria azzerata, le sezioni in subbuglio per via delle scelte sulle liste.
Tutti hanno invocato un intervento di Lorenzo Guerini, il vice-segretario responsabile dell’organizzazione, ma lui non si è fatto sentire. È arrivato invece il sottosegretario alla presidenza del consiglio, Luca Lotti, che ha sbalordito tutti affermando, prima di ripartire (senza che nulla sia cambiato): «Ho trovato un partito in splendida forma e spero che la mantenga per i prossimi giorni fino ad arrivare alle elezioni che dovranno vederci vincitori anche a Cagliari. Non si può sempre litigare».
Il tutto con più della metà della segreteria regionale che ha confermato le dimissioni.
Un appello all’unità da parte di Soru è caduto nel vuoto. Nessuno vuole più fare accordi con l’ex-governatore. Lui ha concluso la direzione regionale dicendo: «Non lascerò naufragare questa esperienza accogliendo richieste che non condivido, oggi siete stati abbastanza chiari, prossimamente potrete esserlo ancora di più e mi direte che cosa vogliamo fare». Ovvero: «una nuova segreteria o la convocazione di un nuovo congresso per l’elezione di un nuovo segretario».
Dura la risposta di Giacomo Spissu, portavoce della corrente Cabras-Fadda: «Non ci sono più le condizioni di condivisione e di fiducia dei primi tempi, il segretario valuti se ci sono le condizioni per continuare a governare questo partito». Per i renziani anti-Soru parla Il consigliere regionale Gavino Manca: «Sono sicuro che tutta la parte del Pd che non sostiene Soru senta in ogni caso il dovere politico di mantenere il partito unito e dare una risposta».
Insomma, salvo colpi di scena finisce in Sardegna una stagione politica incominciata nel 2003 quando Soru fondò il movimento Progetto Sardegna, con l’appoggio del Pd e del centrosinistra. Vinse le elezioni regionali del 2004 contro il candidato di Forza Italia e divenne il leader del Pd in Sardegna.
Però gli sono poi mancate le doti del mediatore e il suo gruppo consiliare gli si rivoltò contro sulla legge urbanistica regionale. Lui allora si dimise (2008) e si ricandidò alla guida della Regione (2009) ma venne sconfitto dal candidato del Popolo delle libertà. Una strategia che qualcuno definì suicida. Lui comunque ha tenuto le redini del Pd e nel 2014 si è candidato, vittorioso, alle elezioni europee. Detiene il 18% di Tiscali, provider informatico da lui co-fondato. È stato anche per un breve periodo editore dell’Unità.
Adesso si sta concludendo la sua stagione politica. Aggiunge Spissu: «C’è tanta insoddisfazione per la conduzione del partito in questi mesi e la crescente difficoltà a condividere i processi politici. Le richieste di collegialità e di maggiore coinvolgimento sono state liquidate come prassi del passato e l’allargamento dei processi decisionali come tentativo di condizionamento e di restaurazione di pratiche correntizie. La grande responsabilità che il partito ha nel governo della Regione e della gran parte dei comuni sardi non consente il mantenimento di una situazione confusa e debole. Sono venute meno le condizioni che hanno portato all’elezione del segretario».
E Soru risponde, stizzito: «La politica non è un patronato per le nostre carriere individuali. Abbandoniamo gli stagni, per discutere le nostre visioni per la Sardegna e l’Italia di domani». Conclude il presidente del consiglio regionale, Gianfranco Ganau: «L’obiettivo è ora quello di trovare una soluzione per arrivare a una gestione che sia davvero unitaria, in cui tutti si sentano coinvolti nelle scelte che fa il partito. Finora non è stato così. C’è una parte che ha sostenuto Soru, che faceva parte della maggioranza fino a poco tempo fa, che pone un problema di metodo. Se dopo un anno la gestione unitaria non si è realizzata c’è qualcosa che non va».