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 2016  febbraio 28 Domenica calendario

Per alcuni le fogne sono un bellissimo contenitore. Parola agli scienziati, pronti a calarsi nelle acque reflue per capire come stiamo. È questione di microbioma

Questa storia ricorda un film per bambini del 2008. Si chiamava Ortone e narrava la vicenda di un elefante che un giorno sente un grido di aiuto provenire da un granello di polvere che sta su un fiore. Si avvicina, ascolta meglio e scopre così il fantastico mondo, invisibile agli occhi, dei “NonSoChi”. Quel mondo in un certo senso esiste davvero, è scientificamente dimostrato e si chiama “microbioma”. È il complesso (oggi, al tempo dei social network, la chiameremmo community) dei microrganismi che vive con noi, nel nostro corpo, soprattutto nell’intestino, ragion per cui qualche scienziato considera questi microorganismi dei “commensali”. Se sono commensali, va detto subito che formano una tavolata piuttosto numerosa. Il microbioma umano infatti sarebbe composto da qualche centinaia di triliardi di virus e batteri, una cifra che si fa fatica a scrivere, e che di solito viene tradotta così: sono dieci volte il numero delle cellule umane (ma una recentissima ricerca confuta questa proporzione, in voga da vent’anni, dimostrando che il calcolo su cui si è basata era sbagliato e ha dato un risultato esagerato; comunque sono tanti). Ma se esistono i “NonSoChi” va detto subito che esiste anche l’elefante Ortone dei cartoni animati: si chiama Carlo Ratti, ha quarantacinque anni, è uno degli scienziati italiani più noti del mondo perché alla guida del Senseable City Lab del Mit di Boston è stato protagonista di progetti che hanno aperto scenari nuovi per capire la vita nelle città incrociando discipline diverse e tecnologie sempre nuove. La sua ultima missione si chiama “Underworld”, anche qui un nome che sembra un film di James Bond, ma dietro c’è una ricerca molto più ardita: calarsi nelle fogne delle nostre città per studiarne il microbioma. Obiettivo: «Misurare lo stato di salute di un quartiere, per esempio il tasso di obesità; e prevedere le epidemie, o l’influenza, prima che arrivino davvero».
Il microbioma sta diventando la parola magica di questo decennio: «Da quando grazie alla genetica è diventato possibile caratterizzare con precisione queste popolazioni», spiega Ratti. Se ancora non vi arriva ogni giorno sulla mail la proposta di acquistare un semplice kit per fare le analisi del vostro microbioma per qualche decina di dollari, fate un giro su Google Trend, lo strumento che verifica l’andamento delle ricerche online di una parola: dal 2007 a oggi “ microbiome” (in inglese) è passata da zero a cento. Motivo? Semplice: dal microbioma dipendono un sacco di cose, il nostro stato di salute, il metabolismo, e anche l’insorgere di varie patologie fino al cancro.
Studiare e capire popolazioni di commensali che stanno soprattutto nel nostro intestino è uno strumento indispensabile per vivere meglio. Tanto che in un futuro non molto lontano è facile prevedere dei gabinetti con uno strumento in grado di fare ogni giorno l’analisi del nostro stato di salute. Quei gabinetti però portano tutti nello stesso luogo: nelle fogne cittadine, ed è per questo che Carlo Ratti con il suo team, potenziato da un gruppo di microbiologi, lo trovate lì. Spiega: «Ho sempre lavorato sui dati e sui big data per capire una città e renderla più intelligente, smart come si dice. E le fogne sono un aggregatore formidabile di informazioni in grado di rivelare lo stato di salute di una vasta comunità di persone». La prima missione è stata a Cambridge, dove ha sede il Mit. «Ci siamo calati nel sottosuolo: è stato molto divertente nonostante tutto. Abbiamo raccolto dei campioni di liquido per analizzarli e per vedere se le informazioni che trovavamo potevano diventare dei dati utili». La rappresentazione animata di quali virus e quali batteri ci fossero nelle fogne di Cambridge è sul sito del Mit: fa molto effetto. La seconda tappa è stata nella vicina Boston, ma questa volta gli scienziati hanno pensato che non fosse poi così divertente calarsi ogni volta in un ambiente tanto malsano. E quindi hanno costruito due piccoli droni che potessero prelevare il campione di liquido al posto loro. «Sono due droni acquatici, anche se senza eliche», racconta Ratti. In segno di gratitudine, il team ha deciso di dar loro un nome: il primo è stato chiamato “Mario” in onore del personaggio dei videogiochi, il secondo ovviamente “Luigi” (cugino di “Super Mario”).
Dopo i primi test, che hanno dimostrato che questa storia assomiglia a una fiaba ma non lo è affatto, “Mario & Luigi” adesso sono pronti a fare sul serio. Destinazione Kuwait City. Obiettivo ambiziosissimo: realizzare la prima piattaforma open-data che trasformi i liquami delle fogne in informazioni utili per la salute pubblica. La Fondazione per il progresso della scienza del Kuwait ha messo sul tavolo quattro milioni di dollari: in primavera si parte. Ratti, che pure ne ha fatte e viste tante, ne parla con molta eccitazione: «In tutti i miei progetti c’è una componente di diffusione della conoscenza e uno di ricerca, e quindi “Underworld” punta a calamitare l’attenzione sul microbioma. Ma non solo. Crediamo davvero che una smart city si realizzi anche a partire dall’analisi dei dati del sistema fognario. Probabilmente il primo scopo sarà il monitoraggio delle malattie e la previsione di epidemie. E già questo fatto produrà un risparmio di costi per la salute pubblica. Ma non basta. Dalle fogne possiamo capire dove ci sono più obesi, dove più persone con il diabete e incrociando quei dati con quelli demografici, possiamo capire le vere cause di ciò». Ma Ratti immagina un utilizzo ancora più estremo, che in un certo senso rimanda alle origini della medicina, all’antico dibattito fra chi vede i virus come degli agenti esterni che ci aggrediscono e chi invece guarda il sistema nel suo complesso, «come una campagna dove un agente patogeno prenda il sopravvento», dice Ratti. “Underworld” consente di esplorare questo secondo approccio, «che rimanda alla medicina che si faceva prima degli antibiotici, quando per sconfiggere le infezioni si ricorreva ai fagi, dei batteri che ne mangiano degli altri. Non a caso il fiume Gange, in India, che pure era molto inquinato, si diceva che avesse proprietà curative». Conclude lo scienziato: «La fogna è un bellissimo contenitore. Vedrete, ne verranno fuori informazioni molto interessanti».