La Lettura, 28 febbraio 2016
La Groexit c’è già stata
A dirla con una battuta, è fin troppo facile: prima della temuta «Brexit» ci fu già una «Groexit», se anche la Gran Bretagna dirà addio all’Unione Europea, non sarà la prima a farlo perché 34 anni fa lo fece già la Groenlandia. E la sua decisione contò assai simbolicamente ma molto meno sul piano dei fatti. La più grande isola del mondo, quasi tutta ricoperta da quei ghiacci che ora sono in ritirata, era ed è un deserto che racchiude tesori incalcolabili: neppure 60 mila abitanti per l’88% esquimesi inuit, territorio autonomo del regno di Danimarca piazzato strategicamente fra Nord Europa e Nord America, nasconde gas naturale, oro, platino, cadmio e certi minerali fondamentali per l’industria digitale. Dal 1973, come del resto la Danimarca, la Groenlandia è stata parte dell’Ue. Ma nel 1982, con un referendum popolare come quello atteso a Londra, scelse di andarsene, e nel 1985 lo fece davvero, pur mantenendo il proprio rapporto con Copenaghen. Voleva gestire da sola le proprie ricchezze. Risultato: i groenlandesi, tuttora cittadini Ue, restano legati all’Europa da un patto chiamato «Associazione d’oltremare», e dal 2014 al 2020 hanno ricevuto e riceveranno in tutto 217,8 milioni in fondi europei. Mentre Cina, Russia e Usa fanno a gara nel comprare pezzi del loro sottosuolo. Come avere 3 o 4 Ue in fila alla cassa, ma un po’ meno bonarie dell’originale, e un po’ più avide.