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 2016  febbraio 28 Domenica calendario

Le unioni civili, le adozioni e Verdini. Intervista alla Boschi

«Il congresso del Pd è previsto nel 2017 e si farà nel 2017». La voce è quella di sempre, soave nei toni, parecchio definitiva nei contenuti. Maria Elena Boschi respinge al mittente le richieste, che arrivano dalla minoranza Pd, di un congresso anticipato del partito. E trova «francamente, singolare, riduttivo» l’atteggiamento di chi non sa apprezzare «la cosa grande che abbiamo fatto in Senato approvando per la prima volta una legge sulle Unioni Civili». Ha collaborato al risultato anche Verdini? «È ovvio – dice la ministra per le Riforme – in Parlamento servono voti e numeri». Boschi è appena tornata dalla partita di rugby Italia-Scozia per il 6 Nazioni 2016. L’Italia è stata battuta. «Dobbiamo portare a casa almeno un risultato altrimenti rischiamo il cucchiaio di legno», dice lei. Il cucchiaio di chi non vince mai. No, nessun pericolo per il governo Renzi: «A noi il cucchiaio di legno non lo danno di sicuro. Stiamo correndo tantissimo. In due anni abbiamo fatto un lavoro che ha del miracoloso».
Ministro, dentro il Pd, però, c’è maretta. Speranza, Cuperlo, Gotor, vedono un partito che rischia di snaturarsi con l’apporto di pezzi di destra.
«Trovo singolare che Speranza, che non ha votato l’Italicum, si preoccupi di coalizioni e maggioranze “spurie”».
Ma alle elezioni può succedere che, se non prendete il 40 per cento al primo turno, si debba poi andare a caccia delle forze escluse dal ballottaggio, innescando un mercato...
«È tutto in mano all’elettorato. Non ci sono coalizioni possibili tra il primo e il secondo turno. Questa legge elettorale evita quel che è successo in passato, anche a sinistra, dove i partiti piccoli rendevano impossibile governare».
Gotor le ricorda che l’Ulivo ha avuto anche i suoi pregi.
«Gotor sicuramente è più esperto di Italia Futura di Luca Cordero di Montezemolo di cui era ideologo. Chi si scopre ulivista quando l’Ulivo non c’è più, mi fa sorridere».
Un congresso anticipato no?
«Non credo che i cittadini si interessino alle diatribe interne del Pd. Si interessano piuttosto a quanti posti di lavoro creiamo, ai 764 mila contratti a tempo indeterminato in più registrati in un anno. Rispettiamo statuto e regole. Il congresso è previsto nel 2017 e si farà nel 2017. Sarà la gente a scegliere tra chi è più bravo a lamentarsi e chi, come Renzi, sta dimostrando con i fatti la ripartenza».
Lei ha detto che le tremava la mano quando ha firmato la legge sulle Unioni Civili, ha detto che ha pensato ad una persona che non può godere di questo risultato. Ne vuole parlare?
«Sicuramente ho sentito anche un impegno personale. Quando ho firmato mi sono venuti in mente amici ed amiche che avranno la possibilità di vivere più sereni. Per il mio amico che è morto e per il suo compagno purtroppo la legge è arrivata troppo tardi. Io dico che è una cosa grande per il nostro Paese. Da oggi, per lo Stato, una coppia gay ha la stessa dignità e meritevolezza di una coppia etero, e si vede riconosciuto il suo progetto di vita. È stata una fatica durata due anni. Manca ancora il voto alla Camera ma lo scoglio più grosso era il Senato».
Mai pensato di non farcela?
«Sono un’ottimista ma quando ci è mancato il sostegno dei 5Stelle cinque minuti prima di entrare in aula, dopo una telefonata di Di Maio, mi sono preoccupata molto. Quella era vecchia politica da vecchia Repubblica, a loro non interessava davvero il risultato. Ma il Pd non ha mollato e abbiamo trovato un altro accordo».
E ora ripartite, come Pd, con una legge sulle adozioni. Sarà un’altra Via Crucis?
«Stiamo preparando una legge molto complessa che non riguarda solo le adozioni per le coppie gay. C’è da mettere mano all’intero impianto delle adozioni, aggiornarlo, rivederlo, semplificarlo, porsi il problema delle adozioni per i single. Con un unico faro: la tutela dei bambini. Ricordo come una delle più belle esperienze della mia attività politica quando sono andata, due anni fa, in Congo a portare a casa i bimbi adottati da coppie italiane. Ogni tanto, girando l’Italia, mi capita di incontrare queste famiglie ed è emozionante».
Parliamo di riforme costituzionali. Perché personalizzare così tanto il referendum come ha fatto Renzi, se perdo me ne vado?
«Non è una personalizzazione è un atto di serietà e di coraggio. Una eventuale sconfitta significherebbe che i cittadini non condividono il nostro progetto per cambiare l’Italia. Sarebbe giusto trarne le conseguenze. Non siamo attaccati alle poltrone».
Se la vicenda Banca Etruria finisse male per suo padre lei valuterebbe le dimissioni?
«No, l’ho già detto in Parlamento. Io rispondo di quello che faccio, della bontà delle riforme, dell’attuazione del programma. Sulle banche il governo continuerà ad agire nell’interesse dei cittadini e dell’economia nazionale. E comunque sempre più emerge che il problema non sono Banca Etruria o Banca Marche, il problema ha una dimensione europea».