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 2016  febbraio 29 Lunedì calendario

Se a Milano si sono inventati il 30 febbraio a Napoli ci fu il 32 dicembre. Storie di giorni che non esistono

Cosa unisce Umberto Eco a viale Monte Nero? Una data. E una non data. Cominciamo dalla data vera. Quella del 23 febbraio scorso. Mentre si celebrava il funerale del grande scrittore e semiologo e tante altre cose al Castello Sforzesco, qualcuno tra i portoni numero 16 e 16a di viale Monte Nero aveva delimitato una porzione di carreggiata e marciapiede posando un paio di cartelli stradali provvisori di divieto di sosta, con la rituale minaccia di “rimozione forzata”, per “lavori A2A rete elettrica”. Moni Ovadia salutava il suo amico Umberto raccontando una divertente storiella yiddish – Eco amava le barzellette – e la gente stemperava la tristezza ridendo e applaudendo. Anche in viale Monte Nero, dove gli operai dell’impresa sub appaltatrice Work Service (importo dei lavori: 15136 euro) stavano cominciando a scavare, i passanti gettavano distrattamente un’occhiata al cantiere e poi sghignazzavano. Perché il divieto di sosta indicato sui cartelli sarebbe durato sino alle ore sedici del 30 febbraio. Il giorno che non c’è. Nemmeno quest’anno che è bisestile.
Ed eccoci alla data farlocca: il paradosso temporale maldestramente evocato in viale Monte Nero ricorda, in un certo senso, “L’isola del giorno prima”, un romanzo storico di Umberto Eco. Ma i residenti non hanno apprezzato l’incauta manomissione del calendario, anche perché essere multati – tutto a questo punto sarebbe stato possibile – il 30 febbraio avrebbe scatenato una serie di ricorsi da film surreale. Così i cartelli sono stati revisionati. I “fine lavori” cadono oggi, lunedì 29 febbraio. Non a caso, giorno di san Giusto…e tuttavia, una traccia del misfatto è rimasta abbandonata sul selciato. Un foglio appallottolato. S’intravede il ritocco al 30 galeotto, divenuto 29. Corretto in blu. Come a scuola: errore grave. Nella settimana della Milano fashion e dell’Human Technopole, il polo della scienza nell’area dell’Expo, un’eccellenza dello sbaglio.
Leonardo Coen

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Se a Milano hanno rivoluzionato il calendario (dopo i miracoli di Expo possono anche questo) e si sono inventati il 30 febbraio, a Napoli (ovviamente) hanno fatto di più e meglio. Perché ai piedi del Vesuvio, un lontano giorno del 1988, sul calendario spuntò un fantastico 32 Dicembre. Sì, avete letto bene, 32 dicembre, una data mai vista. Quel genio di Luciano De Crescenzo (ingegnere informatico, ma anche filosofo, scrittore, regista e attore) ci fece addirittura un film. E a modo suo. Mettendoci ironia, fantasia, sberleffo, amarezza, napolitudine. Tre episodi, una bella galleria di personaggi.
Si inizia col cavalier Sanfilippo, pazzo certificato, sopportato dai parenti come solo al Sud sanno fare quando si trovano di fronte alle stramberie di un congiunto. Lui, il cavaliere, è convinto di essere Socrate, si abbiglia come il filosofo e tiene una sua particolare scuola. La moglie non può essere che Santippe. La santa donna è costretta ad assumere due figuranti di Cinecittà per far entrare in scena Aristippo e Antistene. Il cavaliere è pazzo? Probabilmente no, perché alla fine si scopre che il matto vero è lo psichiatra… E poi c’è Carlotta, nonna 65enne ancora piacente e bella, che organizza, a dispetto di una famiglia bigotta, la sua fuga d’amore a Capri aiutata da una intraprendente nipotina. Ma l’episodio più bello è quello intitolato “I penultimi fuochi”. È la storia di un disoccupato che si dispera perché non ha i soldi per comprare i botti. Tricchetracche e bombe di Maradona. Il dialogo tra Enzo Cannavale e Riccardo Pazzaglia sul vizietto ingiustamente assegnato ai soli napoletani è pura filosofia. “Ma voi lo sapete in tutto il mondo quanti popoli sparano? I cinesi, i messicani e i napoletani. Ma con questa differenza: il cinese spara per un cinese solo, il messicano per un messicano solo, invece il napoletano spara per tre cinesi, tre messicani e per dodici napoletani. Più uno che è lui che spara”.
Enrico Fierro