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 2016  febbraio 29 Lunedì calendario

Curry, ma come fai?

Vi immaginate Cristiano Ronaldo in ginocchio a chiedere a Leo Messi di fermarsi? Trasferite la scena al di là dell’oceano, e otterrete il contesto delle ultime ore Nba, con LeBron James (fisico da Superman e carisma da vendere) a spedire un tweet a Stephen Curry (il folletto che porta la fantasia al potere) a metà tra preghiera e congratulazioni: «Caro Steph, per favore fermati! Ciò che stai facendo è semplicemente incredibile. Non ho mai visto niente del genere nella storia del basket!».
In tre frasi, James ha riassunto il pensiero di milioni di appassionati, increduli di fronte a ciò che l’Mvp della Lega ha fatto sabato: a Oklahoma City, contro l’unica candidata al titolo capace di impensierire Golden State, Curry ha deciso una gara da 12 triple (su 16 tentativi) con il canestro allo scadere da... undici metri. Una soluzione cercata, se è vero che con 4 secondi a disposizione Steph non ha tentato di avvicinarsi al canestro: «Soltanto rivedendo le immagini ho capito da dove ho tirato». Disarmante, ma chi crede che si tratti di una smargiassata legga questo dato: per i giocatori Nba, la media nei tiri da almeno 30 piedi (10 metri) è l’8%, Steph invece ha il 50% (11-22). Ogni due tiri impossibili, lui ne infila uno.
Più forte del videogioco
Curry ripete queste magie con continuità da mesi, al punto che i programmatori del videogame NBA 2K non sanno più come riprodurlo: il giocatore reale è meglio di quello virtuale. In Curry c’è un po’ di Michael Jordan, ma anche di Kobe Bryant, LeBron James e Drazen Petrovic: il Mondo si ferma a guardare la precisione di Steph al tiro proprio come l’Europa restava ammaliata dal Mozart dei canestri. Curry incontrò Petrovic a 4 anni, all’All Star Game 1992 a Orlando, e non l’ha mai dimenticato. Steph ha inviato la maglia con cui ha vinto il titolo Nba a Zagabria, al museo in memoria di Drazen. Ma Curry condivide qualcosa anche con le star che l’hanno preceduto: nato a Akron, Ohio, è concittadino di LeBron, Curry è figlio di un giocatore proprio come Bryant. E se Kobe allietava gli intervalli delle gare di Reggio Emilia (dove giocava papà Joe) tirando da ogni posizione, il piccolo Steph era l’idolo degli inservienti delle arene Nba, seguendo il padre Dell, tiratore che per 16 anni ha militato nella Lega.
Questione di decimi
Il dominio di Curry, però, è degno di Jordan, pure se la genesi è differente: MJ aveva il fisico dell’uomo del futuro e la sua ferocia agonistica intimidiva anche i compagni di squadra. Curry è all’opposto: pur essendo figlio di due sportivi (la madre Sonja, di origini haitiane, giocò a pallavolo), Steph non supera l’1 e 90 e non schiaccia con facilità. Gioca a golf con il presidente Barack Obama, ma non fa la fortuna di chi ama il gossip: ha sposato Ayesha, con cui si fidanzò a 14 anni, e i suoi tatuaggi sono ispirati alla Bibbia, non a testi hip-hop. Su una cosa, però, Curry non transige: la routine pre-gara. Chi non domina grazie al fisico si affida alla tecnica, e non sempre è sufficiente visto che l’altro Curry, il 25enne Seth, è una riserva a Sacramento. Abituatosi a palleggiare con palloni di peso differente, Curry deve il proprio tiro al padre Dell che 10 anni fa – quando Steph fu ignorato dai grandi college e “confinato” a Davidson – corresse il movimento di rilascio del pallone. Ed è la chiave: a Steph bastano 3 decimi per far partire il pallone, uno in meno rispetto alla media Nba. Un battito di ciglia, sufficiente per rendere immarcabile la sua conclusione e spingere LeBron a chiedere una tregua.