Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2016  febbraio 29 Lunedì calendario

Mancano quindici giorni all’inizio delle gare e non si sa ancora con quali regole correrà la Formula 1

La Formula Uno sbanda ancora prima di accendere i motori e si consegna anzitempo a una delle peggiori figuracce nella storia dello sport internazionale. L’introduzione delle nuove strampalate qualifiche, quelle stile wrestling imposte da Bernie Ecclestone come rimedio alla noia del sabato, sono state “sospese”. A differenza di quanto ufficializzato dalla Federazione internazionale appena mercoledì scorso non verranno dunque introdotte a Melbourne (dove si correrà col format classico), ma solamente a Barcellona, quando il campionato sarà ormai alla quinta gara. Insomma: mancano 15 giorni all’inizio della stagione, ancora non si conoscono le regole, e già si sa che verranno cambiate in corsa. Forse.

Diciamo “forse” perché ormai in F1 non si può più dare nulla per certo. Il livello della governance è talmente basso che in cinque gare può succedere di tutto. Basti pensare che la motivazione con cui la “rivoluzione” del format di qualifica è stata fatta saltare è che: «Il software di cronometraggio è troppo vecchio».

La F1 è uno sport che fattura 2 miliardi di dollari l’anno. Al suo campionato partecipano quattro tra le principali case automobilistiche del mondo Mercedes, Honda, Renault, Ferrari.

E il cronometro ufficiale è vecchio. Ovviamente non è vero. Cioè, il cronometro è effettivamente vecchio, ma sarebbe bastata una settimana di lavoro, anche meno, per azzerare il software, riscriverlo e partire con le nuove qualifiche.

Ma la verità è che il punto non è questo. Il punto è che dopo averla annunciata, Ecclestone si è reso conto che la sua idea era incompatibile con metà del regolamento, e che dunque prima di partire occorreva “lavorarci su”. (Per esempio, il regolamento vieta agli ingegneri di pista di parlare via radio con i piloti. E allora: come si fa ad avvertire i piloti che qualcuno ha fatto il tempo migliore del loro? che sono a rischio eliminazione? che devono rientrare in pista?).

Se ne parlerà nei prossimi giorni, durante i test. Poi il 4 marzo, il consiglio mondiale, deciderà di posticipare tutto fino a Barcellona, o fino alla prossima stagione. O di abortire tutto. Sperando che i tifosi dimentichino l’incidente. Come del resto hanno dimenticato, negli ultimi anni, tutte le proposte, una più incredibile dell’altra, tirate fuori per rivitalizzare uno show ormai allo stremo. Per sintesi elenchiamo solo la top five: 1) le piste con le scorciatoie; 2) gli impianti per irrigare le curve; 3) le macchine per fare le scintille da nascondere sul fondo delle vetture; 4) le trombette da montare sugli scarichi per amplificare il “sound” dei motori; 5) i punteggi raddoppiati nell’ultima gara del campionato.

Tutte idee partorite da Ecclestone. Ma questo è un dettaglio che non deve ingannare: il vero dramma della Formula Uno non sono le idee di questo inesauribile 85enne, il vero dramma è che questo inesauribile 85enne è l’unico ad avere delle idee.