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 2016  febbraio 29 Lunedì calendario

Commento al campionato di Gianni Mura

La Juve dà una botta forse decisiva alle speranze di Champions dell’Inter e aspetta serenamente l’esito di Fiorentina-Napoli. Anche vincendo il Napoli le resterebbe alle spalle. La solita Juve: se a Bologna aveva interrotto un filotto di 15 vittorie, ieri ha ripreso a suonare la sua musica. L’Inter resiste un tempo. Mancini la imposta specularmente agli avversari, ma è un 3-5-2 di giornata contro un 3-5-2 mandato a memoria. Piove forte a Torino, non è garanzia di spettacolo. Ma le esigenze, la storia, le ruggini sono sufficienti: partita su ritmi accettabili, più Juve che Inter. Mancini deslavizza la squadra, solo Handanovic dall’inizio e subito provvidenziale nel mandare contro la traversa un tiro di Hernanes, su cui torna Palacio in copertura. Unica punta vera Icardi, un solo pallone utile (da Palacio): sbagliato. Più disinvolta e sciolta la Juve, anche quando deve rinunciare a Chiellini ed entra Rugani. L’Inter non punge e appena fa un errore grave lo paga. A inizio ripresa Bonucci sfrutta un involontario assist di testa di D’Ambrosio con un tiro fortissimo da due passi. E per l’Inter c’è l’obbligo di reagire, ma non ne ha i mezzi. Mancini accumula punte, come altre volte, ma senza cavarne molto. Quasi nulla, anzi: un tiro di Eder nel finale, Buffon para e fa salire a 746’ la sua imbattibilità. Il rigore di Miranda, sempre nel finale, arrotonda da un lato e appesantiscedall’altro.

Un rigorino, ma ci poteva stare. Quanto all’Inter, quel che manca (un regista, fosse pure Hernanes) si sa da agosto. Ma Hernanes gioca nella Juve. Mentre nell’Inter giocano o non giocano elementi che sembrano ritrovarsi ogni volta per la prima volta, forse demotivati o forse incapaci di capire tutte le contorsioni tattiche di Mancini. Effettivamente, non facili da capire.

Resta da dire di due squadre in serie positiva: per il Milan nove risultati utili consecutivi, non accadeva da tre anni, per la Roma carrozzata Spalletti sesta vittoria consecutiva. Non era così scontato, nemmeno per Mihajlovic. Da quando ha deciso di non prendere come verbo assoluto le frecciatine presidenziali, da quando ha deciso di puntare su un Milan-tipo senza trequartista, qualche miglioramento s’è visto, nel gioco e nei risultati. Niente di eccezionale, ma è abbastanza sorprendente quel che riesce a cavare da Honda, non più libero di sfarfallare ma seriamente impegnato nel ruolo di tornante di destra. Il che significa pure fare il terzino. Altri miracolati Alex e Zapata. Sempre utile Kucka. Non tutto quadra: Donnarumma sembra aver più lacune rispetto a quando conquistò la maglia da titolare. È molto giovane, migliorerà invecchiando ma per ora non conviene dire che Buffon ha trovato il suo erede. Altra cosa che non si può dire è che riprendere prima Balotelli poi Boateng sia stata un’ottima idea.

A legare Milan e Roma una tenace contestazione dei tifosi. Garcia è saltato. A far saltare Mihajlovic Berlusconi ha pensato spesso, a conti fatti meglio così. Quanto a Spalletti, di Trigoria dovrebbe conoscere anche gli scantinati, ma molte cose e persone sono cambiate da allora, da quando mieteva consensi con Totti falso nueve. Una persona è Totti, invecchiato più che cambiato, e questo è un discorso a parte. Non sembra esserci molto spazio per lui, e nemmeno per De Rossi. Spalletti ha riproposto il falso nueve con Perotti, bel giocatore che segna però pochissimo, arrivato con il mercato invernale. Come El Shaarawy. Non m’aspettavo che Spalletti riuscisse a rendere competitiva la Roma in tempi così brevi, visto che atleticamente era a pezzi e psicologicamente quasi. Non escludo che pure l’atteggiamento del tecnico nel caso-Totti abbia ulteriormente motivato la truppa giallorossa. Che una possibilità su cento ce l’ha pure in Europa, con sentiti ringraziamenti a Perez e Zidane.