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 2016  febbraio 29 Lunedì calendario

Insigne rapinato a mano armata (con beffa). Dopo avergli preso Rolex e diamanti, il ladro gli ha chiesto di dedicargli un gol

Non basta essere l’unico napoletano del Napoli, aver fatto undici gol in campionato ed essere sempre tra i migliori, per non correre quei rischi che in questa città corre chiunque: una rapina per strada, per esempio. Lorenzo Insigne lo ha capito sabato sera poco prima di mezzanotte, mentre era in auto con la moglie Jenny e una coppia di amici in viale Gramsci, una delle più importanti strade di Mergellina. Quando il Suv dell’attaccante azzurro si è fermato a un semaforo è stato affiancato da due sconosciuti su uno scooter Aprilia, e quello seduto dietro, che indossava il casco integrale (l’altro invece aveva la sciarpa che gli copriva il viso), è sceso e ha puntato contro Insigne una pistola. In pochi attimi era tutto finito. Bottino: un Rolex, due bracciali con diamanti, che indossava Jenny, e 800 euro in contanti. Nessun dubbio che il rapinatore sapesse benissimo chi aveva di fronte, prima di andarsene lo ha pure sfottuto: «Lunedì dedicami un gol contro la Fiorentina». 
Non è la prima volta che un giocatore del Napoli rimane vittima di una aggressione di questo genere. Anzi, è l’ennesima. Negli anni scorsi ci sono passati in tanti. La sera del 20 dicembre 2013 allo svizzero Valon Behrami viene sottratto l’orologio (un Hublot con cassa tempestata di diamanti, valore oltre 20 mila euro) nei pressi di un ristorante alla Riviera di Chiaia, e pure in quel caso l’aggressore riconosce la vittima, di cui pronuncia il nome. Però poi capita che anche il calciatore, al momento della denuncia, riconosca, dalle foto segnaletiche, chi lo ha aggredito. E una decina di giorni dopo succede una cosa inaspettata: mentre Behrami sta firmando autografi davanti al centro sportivo di Castel Volturno, qualcuno, approfittando del finestrino aperto della sua Porsche, lancia nell’auto un pacchetto fatto di carta di giornale. Dentro c’è l’Hublot, intatto. 
Altri episodi analoghi, invece, restano senza colpevoli. Il più famoso, e anche il più cruento, avviene domenica 17 febbraio 2013 e ne è vittima Marek Hamsik, il capitano, uno dei giocatori più amati dalla tifoseria. Appena dopo la partita contro la Sampdoria (0-0, giocata malissimo dal Napoli ma non da Hamsik che colpisce anche un palo), Marek viene aggredito nei pressi dello stadio San Paolo mentre è da solo in auto e sta andando a prendere la moglie all’aeroporto. Con il calcio della pistola prima gli spaccano il finestrino e poi lo colpiscono al viso. Quindi si fanno dare il Rolex e se ne vanno. Una rapina anomala, la definiscono gli inquirenti. 
Altre lo sono meno: allo stesso Hamsik, a sua moglie Martina, a Zuniga, a Janina Screpante, compagna di Lavezzi e alle mogli di Cavani, Aronica e Fideleff. Senza contare i furti in casa o di auto subiti da altri ex calciatori azzurri (Zalayeta, Fernandez, Navarro, Russotto). Nel 2013 un pentito di camorra, Salvatore Russomagno, dichiara che le rapine e i furti sono una punizione per quei calciatori che si rifiutano di partecipare a iniziative organizzate da certi gruppi ultrà, ma le indagini non trovano riscontri. 
Rimane quindi una sola certezza: a Napoli i giocatori non sono più idoli intoccabili. Anche se sono in corsa per lo scudetto.