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 2016  febbraio 28 Domenica calendario

Stampare moneta per finanziare in cash gli Stati e aumentare la domanda: un mix che può funzionare

Basterebbe la manna dal cielo per tornare a una crescita globale duratura e sostenibile? E per sconfiggere il pericolo della deflazione e risolvere i problemi economici che angosciano il G-20? A queste domande è difficile rispondere, non tanto perché la manna dal cielo fino a prova contraria non esiste ma perché, se esistesse, non è detto che riuscirebbe a metter fine alle grandi angosce del mondo: la crescita della disuguaglianza e il minor peso della classe media, la globalizzazione senza armonizzazione di regole e principi, il pericolo della deflazione e della recessione nelle economie avanzate e ultraindebitate, il cambiamento climatico, la rivoluzione tecnologica, l’invecchiamento della popolazione e i flussi migratori dai Paesi sottosviluppati. 
In assenza della manna dal cielo, e vivendo nell’epoca d’oro del quantitative easing, la speranza in un futuro migliore guarda sempre più a un mix inedito, una nuova ondata di politiche fiscali espansive abbinate a un nuovo round di politiche monetarie delle banche centrali con misure ancor più straordinarie di quelle viste finora. Ovvero: stampare moneta per finanziare in cash direttamente gli Stati, allo scopo di aumentare la domanda aggregata con il tagli o delle tasse e sostenere la crescita aprendo cantieri di infrastrutture. 
Questa operazione in tandem di politiche fiscali e monetarie, per avere successo, dovrebbe far lievitare solo temporaneamente il debito pubblico (se nuovo debito verrebbe emesso per la banca centrale), abbattendolo sulla lunga distanza con il rialzo dell’inflazione – non iperinflazione – e la crescita del Pil. Ma moneta e debito sono soluzioni di vecchio stampo e non si sa se funzionerebbero calate in un mondo alle prese con nuove sfide: in Eurolandia, dove alla Bce è vietato finanziare direttamente gli Stati, servirebbero comunque nuovi attori, un budget europeo gestito da un ministro dell’Economia europeo, e nuovi strumenti, come un titolo di Stato europeo perpetuo mirato alla Bce, per esempio con cedole indicizzate al Pil. 
Il settimanale The Economist ha sostenuto in una recente inchiesta che il lancio di denaro dall’elicottero (l’helicopter money menzionato da Milton Friedman nel 1969 con banconote da 1.000 dollari gettate dall’alto come evento unico e irripetibile) è quanto di più vicino si possa andare alla manna dal cielo, “soldi intoccati dalle banche e dal sistema finanziario” che piovono in strada e vengono raccolti dai passanti. Alla guida di quell’elicottero il 21 novembre del 2002 Ben Bernanke (futuro presidente della Federal Reserve) mise le banche centrali, che per combattere la deflazione avrebbero dovuto finanziaredirettamente lo Stato che a sua volta con quel denaro avrebbe tagliato le tasse o acquistato asset. Secondo l’Economist, i titoli di Stato acquistati dalla banca centrale vanno “cancellati”, sostituiti con depositi.
Prima ancora dell’elicottero, tuttavia, le banche centrali avrebbero potuto optare per un vero Qe: annunciare preventivamente la natura perpetua e non temporanea degli acquisti di titoli di debito pubblici e privati. Al momento non è dato sapere con certezza se i titoli di Stato acquistati con il Qa da Fed e Bank of England (che guarda caso hanno coinciso con un periodo di politica fiscale espansiva e un aumento delle emissioni lorde di titoli di Stato) saranno rinnovati con roll over quando scadranno, e così all’infinito. Questa impostazione “perpetua” sarebbe stata più efficace, sostengono gli esperti della materia, per alimentare le aspettative future sul rialzo dell’ inflazione. Il programma PSPP?della Bce ha tempi e modalità finiti, anche se con un periodo di riacquisto dei titoli in scadenza. 
Nella zona dell’euro, un mercato bancocentrico dove l’economia è finanziata prevalentemente (fino al 90%) dalle banche, alla Bce non è consentito prestare soldi direttamente gli Stati: non potendo acquistare in asta, la Bce compra titoli di Stato e cartolarizzazioni sul mercato secondario, passando attraverso banche e altri operatori finanziari. La liquidità è abbondante ma, lamento generale, non ne arriva a sufficienza alle famiglie, alle imprese e dunque non va all’economia reale perchè bloccata nel sistema bancario nonostante i tassi sotto zero dilaghino (crescono infatti i depositi in eccesso nel sistema monetario europeo). Come aggirare l’ostacolo (sempreché l’ostacolo non sia la voglia di investire)? Oltre alla moneta unica, l’Eurozona potrrebbe dotarsi di un ministero e un ministro dell’Economia europeo con budget europeo ed emissioni di titoli di Stato europei. Questi eurobond potrebbero avere caratteristiche speciali, essere venduti esclusivamente alla Bce: bond di scopo (per finanziare infrastrutture o tagli di tasse per armonizzare il sistema tributario europeo) senza scadenza e con cedole indicizzate al Pil. Un nuovo paper del Peterson Institute for international economics a firma di Olivier Blanchard, Paolo Mauro, e Julien Acalin rilancia la necessità di emettere ora growth-indexed bonds (http://www.piie.com/publications/pb/pb16-2.pdf). Ma la Bce è un’istituzione indipendente, ha un bilancio e non può andare in bancarotta: quello che presta, lo riprende indietro. Gli utili dell’Eurosistema vengono distribuiti agli Stati, le perdite vanno coperte dagli Stati stessi. Le banche centrali, come scrive lo storico Alessandro Giraudo in Quand le fer coûtait plus cher que l’or, sono state create per finanziare le guerre: così la Casa di San Giorgio a Genova nel 1407, il Banco del Rialzo a Venezia nel 1587, la Bank of England nel 1694, la Riksbank in Svezia nel 1688. Ora la guerra è contro la deflazione e la recessione. Ma l’helicopter money può funzionare solo se il mercato sottostante sul quale viene gettato denaro è in grado di generare crescita perché è un ambiente sano e florido. Se la pioggia di monete cade sul deserto o nel vuoto, inutile farlo.