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 2016  febbraio 28 Domenica calendario

Maledetti tassi zero

La politica monetaria dei tassi rasoterra non è certo un aiuto per le banche del Vecchio Continente. Tassi di interesse dello zero virgola si traducono in meno margini di interesse, minor margine di intermediazione e quindi meno utili. E le prospettive non vanno certo nel segno di un miglioramento. Tutto ciò non ha impedito agli istituti europei di migliorare, e di molto, la solidità patrimoniale in questi anni. Secondo l’ultimo Risk assessment dell’Eba, pubblicato a gennaio, le banche europee possono contare su un Cet 1 ratio medio – che misura il rapporto tra capitale di Vigilanza primario e attivi ponderati per il rischio – del 13,5 per cento. Tre anni fa lo stesso dato era pari al 10,2 per cento. Ma sbaglia chi crede che il rafforzamento dei ratio patrimoniali sia guidato più da una diminuzione del denominatore, e quindi da una contrazione dei prestiti all’economia reale, come imprese e famiglie. Secondo l’Eba, anzi, nella prima metà del 2015, il totale di capitale Cet 1 è infatti cresciuto del 6,1% circa. Nello stesso periodo, i risk-weighted assets (Rwa) sono cresciuti in Europa del 2,5 circa.
Va detto che, a livello continentale, la redditività complessiva sta migliorando. Il comparto del credito ha infatti riportato un Roe (Return on equity, redditività del capitale proprio) che in termini aggregati e ponderati a fine 2015 si attestava al 7,8%. Un dato che segnala un importante balzo rispetto a dicembre e giugno 2014, quando valeva rispettivamente il 3,5% e il 5,7%.
Tutto bene, dunque? Non proprio. Perchè la profittabilità delle banche rimane debole. Non è un caso che i supervisori continuino a chiedere ai banchieri di prestare attenzione ai dividendi, trattenendo i profitti generati internamente per puntellare i ratio. E su questo fronte cade come un macigno la politica monetaria ultra-espansiva della Bce, i cui tassi di riferimento potrebbero ulteriormente essere rivisti al ribasso dall’attuale 0,05%. Solo in Italia nel 2015, calcola la società di consulenza Prometeia, il margine di interesse è calato del 4,5% a livello aggregato, a 30,1 miliardi di euro, contro i 31,5 miliardi del 2014.Appesantite da tassi di interesse azzerati, da una crescente competizione delle istituzioni bancarie “ombra” (il cosiddetto shadow banking) e delle nuove startup tecnologiche attive nel mercato dei pagamenti – le Fintech – le banche si ritrovano a fare i conti con una mutazione genetica del loro modello di business. «Le banche europee stanno soffrendo per un contesto di mercato in cui la curva dei tassi diventa sempre più bassa – spiega Lea Zicchino, partner di Prometeia, dove è responsabile della practice Analisi dei mercati e degli Intermediari finanziari –. E non essendoci la possibilità di trasmettere i tassi negativi ai depositi, bisogna inventare nuove strade per tenere in piedi la redditività».
Tradotto: minor propensione al credito (anche se con i tassi bassi le banche spingeranno sui volumi, con effetti positivi sui margini), più consulenza e servizi. In Italia lo si è visto bene, perchè gli istituti hanno puntato sulle altre voci che compongono il margine di intermediazione, come le commissioni, che infatti sono cresciute del 6,4%, a 23,1 miliardi. O sull’attività da negoziazione, esplosa del 52%, a 5,9 miliardi. 
Il nostro paese deve fare i conti anche con rettifiche su crediti pari a 15 miliardi. Anche per questo il Roe, che Prometeia attende al 4% nel 2018, «non potrà più tornare ai livelli del passato». A fronte di un equity che continua a crescere come richiesto dalla Vigilanza, «occorrerebbe avere utili ancor più sostanziosi per raggiungere i numeri del passato».