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 2016  febbraio 28 Domenica calendario

Si cerca il quarto complice nell’assassinio della professoressa Gloria Rosboch

L’indagine sull’atroce morte di Gloria Rosboch è tutt’altro che conclusa. C’è una parte della ricostruzione che non convince gli investigatori. Il rientro da Rivara (dove fu nascosto il corpo di Gloria attorno alle 16 del 13 gennaio) a Gassino, più o meno alle 18.30. 
Due persone potrebbero avere aiutato Gabriele Defilippi e Roberto Obert a disfarsi dei vestiti di Gloria, dei suoi gioielli e orologio, infine degli abiti che avevano indossato durante il delitto. Una è Caterina Abbattista, la madre di Gabriele, in carcere per concorso in omicidio; la seconda potrebbe essere un’amica dello stesso Gabriele. Il dubbio nasce dal vuoto di 6 ore tra il momento in cui i due assassini lavano l’auto dove c’era la vittima e quello in cui Gabriele riaccende il suo telefono, alle 21,54. Entrambi dicono di essere rientrati a Gassino, nella casa di famiglia, per cambiarsi gli abiti (ma anche quelli di Obert?) e dopo di essere usciti per disperdere per tutta Torino i vestiti e il resto. Se fosse vero, Gabriele avrebbe dovuto rientrare non più tardi delle 20. 
Gli investigatori del colonnello Domenico Mascoli valutano l’ipotesi che dopo il delitto gli assassini siano rimasti in zona. Il telefono delle madre lancia o riceve un messaggio alle 19,09, raccolto dalla cella di Montalenghe, mentre lei avrebbe dovuto essere in ospedale; forse i tre si sono incontrati in una casa?
La donna misteriosa
Gabriele e Obert hanno assunto droga (cocaina Gabriele, popper Obert); in via Romano Montalenghe c’è la casa dell’ultima fidanzata di Gabriele, Sofia Sabhou, sparita in Marocco subito dopo il delitto e non ancora rientrata in Italia. E solo alle 21 qualcuno – non Obert – riaccompagna Gabriele a Gassino con un’auto sconosciuta. Chi? Efisia Rossignoli, 44 anni, alle 11,02 del 13 gennaio chiama Gabriele per «chiedergli un piacere». Ma lui è dal veterinario e non può. Efisia è colei che compie la falsa telefonata alla banca, da giovedì indagata per truffa. Dice di essere stata innamorata di Gabriele anche se gay. Il suo telefono è stato sequestrato, ma le chat sono state cancellate.
Minacce a fratello e madre
Gabriele e sua madre sono già intercettati, il 12 febbraio. Ed è grazie a queste intercettazioni che emergono le minacce del ragazzo ai suoi familiari. Gabriele vuole andare a tutti i costi in auto a Castellamonte a ritirare la posta; la madre no, teme i giornalisti. Litigano furiosamente, tra insulti e bestemmie: «Puttana ignorante – le urla – dammi le chiavi di casa mia (Silvio Chiappino, l’ex compagno della madre l’ha intestata a lui, ndr) non mi fare alzare la voce! Devi imparare a fare come ti dico io (bestemmia, ndr), fallita, ignorante». Altro drammatico frame: l’assassino vede il fratellino di 13 anni, due giorni prima del delitto, guardare dentro una borsa piena di banconote da 500 euro-facsimile: «Se dici qualcosa ti ammazzo». E punta alla testa del piccolo – ora al sicuro nella casa del padre naturale – una pistola. Un quadro di violenza familiare di cui avevano parlato i legali della difesa, Pierpaolo Bertolino e Matteo Grognardi.