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 2016  febbraio 28 Domenica calendario

Il Mein Kampf è al secondo posto tra i bestseller in Germania

Sono passati due mesi dalla nuova uscita del libro maledetto di Adolf Hitler, il Mein Kampf, e Der Spiegel lo segnala ancora al secondo posto tra i bestseller. Esaurite la prima, la seconda, la terza edizione, siamo già a 24 mila copie vendute. Nelle librerie è introvabile, si accettano solo prenotazioni.  È un successo che contraddice ogni regola dell’industria editoriale: costa troppo, 59 euro, nessuno lo presenta (o lo firma) nelle librerie e per di più è costellato di note, addirittura 3.500. Eppure vende. Non solo in Germania. L’Istituto di Storia Contemporanea di Monaco e Berlino che ne ha curato la pubblicazione critica ha ricevuto richieste di traduzione da un’infinità di case editrici estere. Ma i tedeschi vanno cauti. Ristampano al rallentatore e, per ora, hanno autorizzato solo una versione inglese. Settant’anni sotto il tappeto significano ancora molto. Per la Germania è un risveglio lento che fa paura.  
Il Mein Kampf («La mia lotta»), venne scritto da Hitler in prigione nel 1924 e divenne la bibbia del nazismo. Tra il 1933 e il 1945 se ne stamparono 12 milioni di copie, a scuola era d’obbligo. Non è stato difficile trovarlo per tutti questi anni sulle bancarelle dell’usato e da qualche tempo anche gratis online, ma la Baviera che deteneva i diritti d’autore si era sempre rifiutata di stamparlo per evitare di offrire un oggetto di culto ai gruppi neonazisti. 
Questa monumentale edizione critica di due volumi da mille pagine ciascuno ha addirittura ricevuto l’ok del Zentralrat der Juden (Consiglio centrale ebraico) e confuta parola per parola le tesi razziste che furono il fondamento dell’ideologia hitleriana. Difficile che un nostalgico voglia prenderselo in casa. E allora chi compra Mein Kampf ? Il successo, forse, dipende dal mistero di un libro nascosto alla coscienza nazionale per 70 anni. Le generazioni, però, cambiano, il senso di colpa sbiadisce e così anche la vergogna e il tabù per un pensiero oggi assurdo.