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 2016  febbraio 28 Domenica calendario

Nel documento finale del G-20 di Shanghai ognuno può leggere quello che preferisce

SHANGHAI Per rafforzare la ripresa e ridare fiducia ai mercati (e magari anche ai cittadini del mondo) il G-20 dei ministri finanziari e governatori delle Banche centrali afferma che bisogna usare tutti gli strumenti politici possibili: monetari, di bilancio e strutturali; ricorda che tenere i tassi quasi a zero e stampare moneta è troppo facile e non basta; riafferma l’impegno agli investimenti in infrastrutture; promette che nessun Paese del gruppo ricorrerà a svalutazioni competitive, almeno senza aver prima comunicato chiaramente l’intenzione di svalutare.  Con il comunicato finale del G-20 finanziario in mano il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan e il governatore della Banca d’Italia Ignazio Visco si dicono soddisfatti e ottimisti. Questo testo elaborato in due giorni di discussioni a Shanghai «parte dai fatti e dai rischi: l’instabilità sui mercati, l’abbassamento delle prospettive di crescita sono stati segnalati subito», spiega Padoan. «Ma poi i policy makers debbono dare indicazioni. E queste sono di grande enfasi sulle riforme strutturali e quindi sul lato dell’offerta; e di sostegno continuato dal lato della domanda, con politiche monetarie espansive che devono proseguire, utilizzando anche lo spazio fiscale dove c’è». Il ministro dice che tutto il G-20 crede di poter consolidare una crescita sostenuta e sostenibile.  Il governatore Visco accentua la lettura in positivo: «In questo G-20 c’è stata una revisione del pessimismo che c’era all’inizio» perché sono emersi fattori inattesi, come gli Stati Uniti che secondo la governatrice della Federal Reserve Janice Yellen sono vicini al pieno impiego e la Cina che tiene anche se rallenta e assicura di non voler aprire una guerra dei cambi: «Con 600 miliardi di surplus commerciale non abbiamo bisogno di svalutare lo yuan». Nelle otto pagine di comunicato il G-20 riafferma che la politica monetaria espansiva continuerà a essere impiegata da molti governi per sostenere l’economia. Ma il documento riconosce che «da sola la politica monetaria non può portare a una crescita equilibrata». Quindi «useremo tutti gli strumenti: monetari, di bilancio e strutturali, individualmente e collettivamente». Nel primo paragrafo tra i rischi sono citati l’ipotesi di uscita della Gran Bretagna dall’Unione Europea e il numero crescente di rifugiati in alcune regioni. Padoan chiarisce che il tema dei rifugiati è stato inserito nel testo ma non particolarmente dibattuto; e certo «la Brexit sarebbe uno choc. Ma non siamo più nel 2012, il tema centrale non è se l’Europa crollerà o se ci sarà un’implosione dell’euro. L’Europa è oggi molto più stabile di quanto non fosse allora». Dal canto suo Christine Lagarde, guida del Fondo monetario internazionale, ha lanciato un’allerta: senza collaborazione tra i Paesi, la ripresa globale potrebbe «deragliare» e in ogni caso «ci aspetta un periodo di volatilità».  I comunicati di questi vertici sono sempre un capolavoro di equilibrismo, ma se non si può dire che qualcuno abbia perso, c’è un governo che ha vinto meno degli altri? «Sì, un documento molto equilibrato, perché ci sono condizioni diverse nei nostri Paesi, avere lo spazio fiscale (vale a dire avere un margine di bilancio pubblico che permetta di spendere senza aggravare irreparabilmente il debito) non significa poi doverlo usare», dice Padoan. E aggiunge: «In Europa e in Italia c’è bisogno a mio parere di stimoli sia dalla parte di sostegno alla domanda sia all’offerta. Il debito italiano è elevato ma quest’anno continuerà a scendere in rapporto al Pil». 
Ieri il ministro tedesco Schäuble era andato giù duro: «Ci sono politiche monetarie estremamente accomodanti, ma hanno raggiunto il limite al punto da diventare controproducenti, si rischia di “zombizzare” l’economia». Visco replica che «siamo tutti convinti della necessità di azioni strutturali, ma le altre due componenti a sostegno della domanda, quella monetaria e di bilancio non presentano rischi di bolla speculativa al momento: le politiche di domanda non sono affatto al capolinea e questo lo sostengono tutte le Banche centrali». Forse a Shanghai l’inflessibile Schäuble ha vinto meno degli altri. 
Parlando dietro le quinte con gli sherpa di questo vertice si capisce che ogni governo proseguirà con la propria strategia (se ne avrà la forza). «Non mi aspettavo certo che alla fine tutti i ministri e i governatori del G-20 si tenessero le mani facendo la ola ed esultando per politiche fiscali espansive. Qui cerchiamo solo di suscitare un senso di urgenza all’azione», ha detto il segretario generale dell’Ocse Angel Gurrìa. La ola non c’è stata, qualche lite sì e alla fine nel documento partorito a Shanghai ognuno può leggere quello che preferisce. Appuntamento al prossimo super-vertice G-20 con capi di Stato e di governo, a settembre a Hangzhou, Cina.