Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2016  febbraio 28 Domenica calendario

Il voto in Iran premia i moderati • Primo giorno di tregua in Siria • Le primarie leghiste con 41 banchetti sparsi per Roma • Quando Gloria Rosboch diceva all’amica: «Con Gabriele sono a mio agio, ci siamo baciati» • Nella cantina di Berlaymont i regali sopra i 150 euro che gli eurocommissari sono obbligati a restituire per legge

 

Iran Dai primi dati semi-ufficiali delle elezioni parlamentari risulta che l’Iran boccia gli ultraconservatori e premia la politica di apertura del presidente Hassan Rohani. A Teheran, con un terzo delle schede scrutinate, i moderati vincerebbero in 29 seggi su 30. Il ministro dell’Interno ha detto che i risultati finali arriveranno soltanto dopodomani. E in alcuni casi, si andrà al ballottaggio. Più definiti appaiono i risultati della votazione contestuale per l’Assemblea degli esperti, il consiglio di teologi che dovrà eleggere il successore di Khamenei, 76 anni e qualche problema di salute, al vertice politico-religioso del Paese. A Teheran, dove si esprimono 16 degli 88 seggi in palio, è primo l’ex presidente Rafsanjani, seguito dal presidente Rohani. Secondo i dati parziali, passerebbero ben 13 candidati della lista Rafsanjani-Rohani, I tre ayatollah super-conservatori, che i falchi volevano vittime di un complotto britannico, non brillano: Jannati decimo, l’attuale presidente dell’Assemblea Yazdi dodicesimo e Mesbah-Yazdi sedicesimo, per il rotto della cuffia o forse addirittura fuori, come sostiene qualche sito. L’eliminazione dell’ayatollah mangia-riformisti, ribattezzato «il coccodrillo», sarebbe un risultato clamoroso (Cla. Gal., Sta). [Sull’argomento leggi anche il Fatto del Giorno]

Siria Primo giorno di tregua in Siria dopo cinque anni di guerra civile. Mediata da Mosca e Washington e accettata dal governo di Bashar al-Assad e da molti dei suoi nemici, questa cessazione anche temporanea delle ostilità consentirà di far entrare aiuti umanitari nelle città assediate e portare aiuto ai 7 milioni di siriani sfollati fra le macerie delle loro case in Siria. Ci sono state alcune limitate – e previste - violazioni, ma per il momento la tregua sembra tenere. Questo accordo si applica solo nelle regioni dove si combatteva fra i soldati di Assad, sostenuti da 17 milizie filo-governative e dai caccia russi e i gruppi ribelli. Sono escluse invece le zone controllate dal Califfato e dal Fronte Al Nusra, il potente ramo di Al Qaeda in Siria, che insieme controllano ancora il 50% del territorio siriano. La tregua suscita molte speranze, ma è un accordo complesso e difficile da realizzare sul terreno, perché oltre ai grandi gruppi armati ci sono altre 1200 diverse milizie combattenti. Per questo il presidente americano Barack Obama ha manifestato estrema cautela: «Non ci facciamo illusioni, molto dipenderà dal mantenimento degli impegni da parte del regime siriano e della Russia» (Scuto, Rep).

Leghisti Ieri c’erano 41 banchetti in giro per Roma, allestiti dai volontari di NcS (Noi con Salvini) per la consultazione sul sindaco di Roma voluta dal leader della Lega. Su ogni banchetto c’era una scatola di cartone: l’urna elettorale e un bloc-notes per segnare con una X ogni votante. Le schede erano lì accanto. In serata Matteo Salvini ha commentato entusiasta il risultato della prima giornata: «Nonostante il cattivo tempo e le aggressioni ai nostri gazebo, sono numeri più lombardi che romani: circa settemila votanti». I più votati per ora sarebbero Pivetti, Storace e Marchini. Non Guido Bertolaso che intanto promette: «Io vado avanti come una ruspa» (Spadaccino, Cds).

Rosboch Nel febbraio 2014 Gloria Rosboch, l’insegnante di Castellamonte uccisa dal suo ex allievo e amante Gabriele Defilippi scrisse alla sua amica Anna: «Io, quando esco con Gabriele, mi sento a mio agio, parlo di qualsiasi cosa, senza problemi, cosa che non ho mai fatto prima… ma certo non con altri. Inoltre sino ad ora, con Gabriele, oltre a qualche bacio, chiacchierate e cene, non c’è stato altro… Perché qui non vogliano che appaia nulla, ecco perché io vorrei provare questo lavoro accanto a lui ma anche provare a vivere la sua amicizia e stima che ha sempre avuto nei miei confronti…» (Mas. Num., Sta).

Regali Il sito online Politico.eu è andato a visitare le cantine del Berlaymont dove funzionari e membri del collegio della Commissione europea sono obbligati a depositare tutti i doni ricevuti nell’esercizio delle loro funzioni e il cui valore superi i 150 euro. Una norma voluta da Prodi dopo gli scandali che avevano portato alla prematura caduta della Commissione guidata da Jacques Santer. Tra gli oggetti custoditi nel sotterraneo del palazzo dove lavorano i commissari: la riproduzione turistica di un “didgeridoo”, che sarebbero i lunghi corni suonati dagli aborigeni australiani, donato al vicepresidente Katainen da una persona che lui nega di conoscere (forse si vergogna); un’ascia cerimoniale regalata da non si sa chi a non si sa chi; due busti identici di Gandhi. La commissaria Bulc ha consegnato una collana di perle, un orologio e un paio di orecchini regalati da un ministro del Qatar ma in genere prevalgono articoli di bigiotteria varia, modellini di aerei e di automobili. Quelli ammucchiati nella “caverna di Ali Baba” sono in realtà i rimasugli, gli scarti, l’invenduto delle aste di beneficenza. Periodicamente l’associazione “Femmes d’Europe”, che raccoglie le mogli di commissarie e funzionari, preleva i doni lasciati in deposito e organizza delle vendite all’asta (Bonanni, Rep).

(a cura di Roberta Mercuri)