Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2016  febbraio 27 Sabato calendario

Sembra l’anno buono per l’Oscar a DiCaprio

Sarà l’inquadratura fatale, quel primo piano sulle facce degli sconfitti, a far sapere al mondo se Leo stavolta ce l’ha fatta. Impeccabile nello smoking, sguardo azzurro, beffardo ma non troppo, Leonardo DiCaprio, protagonista di Revenant, potrà fare solo due cose, alzarsi sorridente dalla poltrona abbracciando amici e parenti, oppure restare seduto, mascherando la delusione con la smorfia annoiata di chi ripete a se stesso: «Lo sapevo».
Intorno all’Oscar per DiCaprio, 41 anni, candidato invano alla statuetta per quattro volte più quest’ultima, è esploso un fenomeno mediatico, una mobilitazione, mai visti prima, che oscilla tra l’entusiasmo dei fan, pronti a scendere sul piede di guerra se il divo non dovesse ricevere quello che gli spetta, e l’ironia graffiante di chi lo vede condannato al ruolo di perdente cronico. Mentre su Facebook impazzano i gruppi di sostegno, la Rete si scatena con i video al vetriolo. Il più comico mostra l’orso che all’inizio della storia assale il protagonista riducendolo in fin di vita, mentre stringe felice l’Oscar in una zampa.
Ma è gettonatissimo anche quello che, riferendosi al film di Steven Spielberg Prova a prendermi, ritrae l’attore nel gesto di catturare al volo (senza riuscirci) il trofeo che gli passa sotto il naso. Gli elenchi insistono sui motivi (8, 10, 15) per cui Leo, anche domani, non ce la farà. I siti di cinema pubblicano interviste e cronache sulle fatiche bibliche imposte a DiCaprio dal regista Alejandro Iñárritu, dalle 47 protesi applicate per simulare le ferite ai 45 chili di pellicce indossati, dalla volta in cui ha rischiato l’ipotermia a quella in cui avrebbe addentato un fegato di bisonte. Ma la propaganda satirica è più efficace.
C’è chi ha inventato il video interattivo in cui gli utenti vengono sfidati a posizionare l’Oscar tra le mani del candidato, c’è la traduzione in dialetto romanesco del discorsetto pronunciato ai Golden Globe in cui si immagina che DiCaprio si levi tutti, ma proprio tutti, i sassolini nelle scarpe che lo hanno infastidito fin dal precoce inizio di carriera, c’è – davvero impagabile – il videogioco intitolato Leo’s Redcarpet Rampage, in cui Leo rincorre il premio correndo sul tappeto rosso.
Le freddure sono altrettanto perfide, dall’esortazione rinunciataria «Don’t worry Leo, you’ll get one next time» all’ipotesi cattivissima «Immaginatevi se facessero un film sulla vita di Leonardo e l’attore che lo interpreta vincesse l’Oscar», alla preghiera fiduciosa «Date un Oscar a quest’uomo!». Per ora, l’unica consolazione viene da una remota località russa. Le fan siberiane di Leo avrebbero donato i loro gioielli allo scopo di far scolpire una versione locale dell’ambita statuetta. Ma attenzione, spiega la promotrice Tatiana Egorova, le donazioni sono parziali, di due orecchini, uno resta alla proprietaria: «Così ci si sentirà più vicini».