Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2016  febbraio 27 Sabato calendario

Seimila uomini del Califfo all’assalto della Libia

Per mesi tutti i leader libici, dell’Est e dell’Ovest, di Tobruk o Tripoli o Misurata, hanno ripetuto una cosa soltanto: «In Libia l’Is non metterà mai radici, perché noi libici non siamo come quegli estremisti». Anche il bombardamento di Sabratha sembrava l’ennesima conferma della narrativa su Daesh “importato”: una trentina di terroristi uccisi, tutti quanti tunisini o comunque stranieri. Ma dopo quell’episodio l’allarme sul ruolo dei jihadisti libici è salito, per le intelligence europee come per le milizie libiche. Una serie di fattori hanno contribuito al cambiamento di scenario.
Dopo il bombardamento da parte degli F-15 americani di un compound pieno di reclute tunisine, è stato arrestato il capo dell’Is a Sabratha, Mohamed Saad Tajuri (detto “Abu Suliman”). L’uomo sarebbe di Derna, e come tanti altri jihadisti partiti dal capoluogo libico del jihadismo, nel 2003 si precipitò in Iraq a combattere contro gli americani. Rientrato in Libia, è stato messo in carcere per 6 anni da Gheddafi fino alla libertà dell’agosto del 2011, l’anno della rivoluzione. Rientrato a Derna ha abbracciato la causa dello Stato islamico. Ha confessato di aver giurato lealtà all’emiro della regione Ahmed Saleh Al-Hamali (alias “Abu Abdullah”), «che mi ha assegnato al governatorato di Sabratha».
Un altro arrestato mentre si nascondeva a Tripoli è Salem Abdulsalam Ammari, vice-governatore di Sabratha. Dice di essere nato nel 1986 a Sirte, oggi capitale del califfato in Libia. Ammari si è unito all’Is a metà del 2014 e rapidamente è diventato vice-capo di Sabratha. Ha confermato che il capo dell’Is a Sirte sarebbe un saudita, Abu Amer Al-Jazrawi: «L’ho incontrato solo una volta, ma si copriva il volto». Ma anche un altro emiro, iracheno, viene ritenuto nuovo delegato di Al Baghdadi.
L’attenzione dei servizi di intelligence europei nelle ultime settimane è concentrata sulla “Katiba al Battar al Libi”, la brigata della spada di Libia. Anche loro come tanti altri jihadisti libici, si sono precipitati in Siria appena è stato chiaro che era lì lo spazio per la jihad. Dopo i tunisini, i libici sono il primo gruppo di miliziani nordafricani, e la stragrande maggioranza proviene da quella Derna che oggi invece con le sue milizie islamiche sta combattendo i miliziani di Daesh. Lo slogan del gruppo è “Siamo venuti per tagliarvi la gola”: da quando sono rientrati in Libia, i membri di Al Battar si sono impegnati innanzitutto nell’addestramento dei militanti e nella preparazione di nuovi attentati. Il particolare rilevante è che Abdelhamid Abaaoud, uno degli attentatori di novembre a Parigi, di cittadinanza belga, era un uomo di Al Battar, e per sfuggire ai servizi segreti europei aveva anche fatto pubblicare la notizie della sua morte in una lista di martiri della brigata. I servizi francesi ritengono e lo dicono apertamente che questo gruppo sia pronto per tornare a colpire in Europa e costituisca una delle minacce maggiori per la sicurezza del continente.
Secondo gli esperti, terroristi tunisini, marocchini ed europei si sono uniti al gruppo di matrice libica, prima per combattere in Siria e adesso in Libia. In tutto i militanti Is in Libia sarebbero circa 6000. Tre anni fa 200 militanti della “Katiba al Battar al Libi” rientrarono in massa dal fronte iracheno-siriano, portandosi dietro anche quello che poi è diventato il nuovo emiro di Al Baghdadi in Libia. Dopo l’uccisione con un bombardamento americano di Abu Nabil Al Anbari nel novembre del 2015, un altro iracheno dal nome simile, Abu Abdulaziz Anbari, avrebbe preso il posto del collega come capo di Is in Libia anche grazie al sostegno militare e logistico della katiba libica.
La brigata Libia si è specializzata in operazioni militari di primo livello. Innanzitutto la scorta ai leader. Poi sono state costituite delle cellule di killer impegnate ad eliminare i nemici del Califfo: sarebbe stato uno squadrone della Battar Libya ad uccidere alla fine del 2015 Mohamed Zahawi, il capo del gruppo islamista rivale di Ansar Al Sharia in Libia. Negli ultimi giorni le milizie di Tripoli, anche quelle islamiste, hanno iniziato a combattere sul terreno Daesh, come a Sabratha, come a Derna e Bengasi. Più passa il tempo e maggiori saranno le probabilità che la battaglia si trasformi in una guerra di libici contro libici.