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 2016  febbraio 26 Venerdì calendario

Obama dice alle banche di non comprare bond russi

La Casa Bianca ha messo in guardia alcuni dei maggiori istituti degli Stati Uniti perché non presentino offerte per i bond russi, potenzialmente lucrativi, ma politicamente rischiosi, poiché una simile operazione andrebbe a minare l’efficacia delle sanzioni internazionali contro Mosca.
La mossa, apparentemente la prima del genere dall’imposizione delle sanzioni, ha spinto i banchieri di Wall Street a chiedersi se l’occasione di un nuovo business valga il rischio di andare contro l’avvertimento dell’amministrazione Obama. La legislazione non proibisce esplicitamente alle banche di perseguire tale business, ma il Dipartimento di Stato ha avvertito che contribuire al finanziamento della Russia sarebbe in contrasto con la politica estera americana. Mosca prevede di emettere almeno 3 miliardi di dollari di obbligazioni estere, il primo collocamento internazionale da quando gli Stati Uniti e gli alleati hanno imposto le sanzioni nel 2014 a seguito dell’annessione della Crimea e del sostegno ai separatisti ucraini. Pertanto ha invitato le banche europee e cinesi a fare un’offerta, così come diversi istituti di Wall Street, tra cui Bank of America, Citigroup, Goldman Sachs, JP Morgan e Morgan Stanley. Finora non vi è consenso tra le società di Wall Street sulla possibilità di procedere. Alcuni insider riferiscono che Citi non parteciperà, mentre altre banche, come Goldman e JP Morgan, continuano con la valutazione delle opzioni in campo.
 
Il Dipartimento di Stato e quello del Tesoro hanno formulato un appello alla cautela in risposta alle domande di alcune banche circa la liceità dell’organizzazione di una vendita di bond per la Russia. A sentire i funzionari di governo, pare che aiutare la Russia a finanziare il suo debito sia in contrasto con gli obiettivi delle sanzioni. «È essenziale che le aziende private negli Stati Uniti, nell’Unione europea e in tutto il mondo comprendano che la Russia resterà un mercato ad alto rischio fino a quando le azioni perpetrate ai danni della stabilità dell’Ucraina continueranno», ha spiegato il Dipartimento di Stato in un comunicato inviato al Wall Street Journal. Inoltre, il governo ha messo in luce i rischi per la reputazione innescati dall’eventuale ripristino «di un rapporto di normale amministrazione con la Russia».
Le banche americane avevano fatto breccia nel mercato russo, aprendo uffici in loco e proponendosi per diverse operazioni. Dal 2002 in media circa un quarto delle entrate annuali da investment banking delle banche statunitensi proveniva dall’attività russa. Nel 2007 gli istituti statunitensi hanno guadagnato quasi 630 milioni di dollari dagli oltre 2 miliardi di dollari dell’attività di investment banking in Russia. Ma l’anno scorso, dopo l’entrata in vigore delle sanzioni, la stessa voce è scesa a 26 milioni di dollari. JP Morgan è stata tra le banche più attive nell’ex Unione Sovietica, anche se il business nel Paese ha sempre rappresentato una piccola percentuale del quadro complessivo. Secondo Dealogic, nel 2015 JP Morgan ha guadagnato più di qualsiasi altra banca statunitense nel settore dell’investment banking, anche se si tratta solo di 9 milioni di dollari. Tuttavia, il business russo è rimasto sostanzialmente in fase di stallo. Quindi l’anno scorso le banche hanno tagliato il personale a Mosca o hanno dovuto chiudere le loro attività.
Secondo i dati di Dealogic, l’ultima emissione di bond esteri della Russia è stata nel 2013, un anno record visti gli 11,4 miliardi di dollari del totale. Lo scorso anno, i bond russi hanno raggiunto un rendimento totale del 21,1%, volando tra i top performer nel paniere dei 65 Paesi emergenti seguiti da JP Morgan.
L’indicazione dell’amministrazione Obama giunge in un momento particolarmente delicato per i rapporti Usa-Russia a causa della prolungata guerra civile in Siria. La Casa Bianca e il Cremlino hanno strettamente collaborato nel modellare un cessate il fuoco in questo teatro che dovrebbe entrare in vigore sabato. Tuttavia, dagli Usa soffia una ventata di scetticismo circa l’eventualità che la Russia sia seriamente intenzionata a far rispettare la cessazione delle ostilità. Nelle ultime settimane Mosca ha intensificato le operazioni militari in Siria nel tentativo di sostenere il presidente Bashar al-Assad, l’alleato più stretto in Medio Oriente. Sebbene gli Stati Uniti abbiano adottato le sanzioni contro le principali aziende e soggetti russi, non hanno compiuto il passo più radicale di imporre provvedimenti più estensivi su settori strategici dell’economia russa, come l’energia e le banche. C’è chi insiste affinché Washington imponga nuove sanzioni alla Russia in caso di mancato rispetto del cessate il fuoco. In ogni caso, le disposizioni selettive attive al momento hanno messo in fuga le banche di investimento, vista la pressione dietro le quinte del governo americano contro le attività di business con la Russia. A causa delle sanzioni e del crollo del petrolio, Mosca ha registrato un forte deterioramento della salute fiscale. Inoltre il Paese è stato colpito da un’elevata inflazione e da un aumento della disoccupazione. Pertanto il Cremlino sta valutando tagli in alcune sezioni del bilancio federale, che per metà delle entrate dipende da petrolio e gas. Qualsiasi debito contratto tra il governo russo e le società di servizi finanziari con sede negli Stati Uniti tecnicamente non rappresenterebbe una violazione delle sanzioni Usa. Tuttavia, i top manager di alcune banche temono che, partecipando all’operazione, darebbero modo alla Russia di iniettare in un secondo momento fondi nelle compagnie attualmente sotto sanzione. Di conseguenza, le banche potrebbero correre il rischio di violare inavvertitamente le sanzioni nello spirito.
 
Alcuni esponenti del settore bancario credono di essere stati invitati a partecipare dai russi perché Mosca ha voluto testare questo escamotage, che potrebbe trasformarsi in una sconfitta a livello di politica estera se la Russia successivamente potrà rivendicare che le sanzioni sono prive di significato poiché le banche di Wall Street indirettamente stanno ancora aiutando il Paese. Gli investitori statunitensi ed europei hanno il divieto di acquistare nuovo debito dalle varie società russe colpite dalle sanzioni, ma anche per le aziende russe che non vi rientrano il costo del credito sui mercati esteri è lievitato. La questione dei bond russi esploderà nel momento in cui un minor numero di Paesi emergenti attingerà ai mercati internazionali, dato che il superdollaro e la brusca ondata di vendite che ha colpito le obbligazioni di questi Paesi ha fatto salire gli oneri finanziari. Secondo JP Morgan, i Paesi in via di sviluppo dovrebbero raccogliere 64,9 miliardi di dollari nel 2016, un fabbisogno di finanziamento minore rispetto agli 82 miliardi di dollari relativi agli ultimi dodici mesi.